Conte come l’Uomo Ragno: chi lo ha “ucciso” non si sa. Per il “vedovo” Travaglio è una spy story
A differenza dell’omicidio dell’Uomo Ragno, che coinvolge solo «quelli della mala» e «la pubblicità», il cerchio dei sospettati per l’eliminazione politica di Giuseppi Conte è più largo della ruota anteriore di un biciclo. Di tanto è almeno convinto Marco Travaglio improvvisatosi giallista per illuminare ombre e penombre che fanno da scenario alla caduta dell’ex-premier. Una vera spy story, la sua. E sin dal titolo: «”I segreti del Conticidio – Il golpe buono e il governo dei migliori“». Copertina rigorosamente in giallo con tanto di cerchio in cui, oltre a Conte, si vedono Draghi, Renzi e Mattarella. Su tutti, il probabile assassino. Indossa il cappello da spia e non ha un volto. Di solito è il maggiordomo, ma in questo caso gli manca il movente.
Libro di Travaglio sul “Conticidio”
E allora: chi ha “ucciso” Giuseppi? Travaglio la prende alla lontana, ritornando addirittura al 21 ottobre 2019. Il Conte-bis è in vita da poche settimane. Eppure, scrive il direttore del Fatto Quotidiano, c’è già chi trama per affossarlo. Indovinate chi? Semplice: Matteo Renzi. In teoria sarebbe il più insospettabile, dal momento che è lui l’autore del nuovo governo nato sulle ceneri di quello giallo-verde. Fosse stato per Zingaretti, l’esito del harakiri salvinano del Papeete sarebbero state le urne. Il «Rignanese», invece, forte del seguito nei gruppi parlamentari, impone l’alleanza con i 5Stelle. Accade tutto tra agosto e settembre. Ma solo un mese – assicura Travaglio – Renzi-Penelope è già all’opera per disfare di notte quel che ha fatto di giorno. E a chi confida l’ordito? Facile anche questa: all’altro Matteo.
Travaglio e le cimici del Pirellone
Non resta che capire come abbia fatto Travaglio a scoprirlo. E qui arriva come magia la solita intercettazione. Già, perché quel 21 ottobre in cui tutto comincia, la sede del gruppo leghista al Pirellone è infarcita di cimici. E quando l’onorevole Grimoldi, fedelissimo di Salvini, confida ai suoi amici lombardi quel che bolle in pentola nei palazzi romani, non può sapere che ogni sua parola finisce sul brogliaccio del maresciallo. Travaglio, ça va sans dire, ne conosce ogni riga e vi ha intravisto il prequel del film che andrà in onda solo un anno dopo (cioè pochi mesi fa) causa pandemia.
La trama dei due Matteo
In realtà, era un’ordinaria trama politica. Renzi non voleva le elezioni perché non sarebbe stato lui a fare le liste del Pd e per questo lancia l’idea della maggioranza con i 5Stelle. Ma per lui è solo un prendere tempo. Realizzato infatti il Conte-bis, esce dal Pd e forma i gruppi di Italia Viva. Parte delle sue truppe, tuttavia, rivela Grimoldi, restano con Zingaretti, pronte però ad abbandonarlo al fischio di Renzi. Tra questi Andrea Marcucci, capogruppo al Senato fino all’avvento di Letta che lo ha defenestrato. Il fatto che Grimoldi parlasse, è indizio che Salvini sapesse. E chi meglio di Denis Verdini, amico del «Rignanese» nonché padre della fidanzata di Salvini, avrebbe potuto interconnettere i “due Matteo“? Che sia lui l’uomo col cappello della copertina?
L’incontro Draghi-D’Alema
Forse no, visto che un anno dopo la scena del delitto si sposta dal Pirellone al salotto di Mario Draghi. Lì, di fronte al padrone di casa troviamo Massimo D’Alema. Sul senso e sui contenuti di quel rendez vous di inizio dicembre 2020, le versioni dei due protagonisti divergono. Draghi dice che parlarono di Cina, D’Alema – invece – ne ricavò l’impressione che l’interlocutore puntasse a sostituire Conte a Palazzo Chigi. Ci stiamo pericolosamente avvicinando al Quirinale. È Mattarella l’autore del Conticidio? Chissà. I cultori del giallo strappano sempre l’ultima pagina del romanzo. L’assassino vogliono scoprirlo da soli. Sempre che, ovviamente, un omicidio vi sia stato.