Conte sta fermo da due mesi ma da due mesi dice che è pronto. Solo Il Fatto ormai gli dà retta
Neanche fosse il centenario di Napoleone. Nemmeno fosse un traguardo da record. E sul Fatto Quotidiano che gli dedica le prime due pagine vis à vis, Giuseppe Conte annuncia trionfale: “Ho già scritto il programma”. Già? Ma se sono passati due mesi e mezzo da quando Beppe Grillo ha abdicato in favore dell’ex premier, consegnando a lui le chiavi di un regno che fu, imploso al suo interno. E le cui schegge impazzite deflagrano ovunque, dal Parlamento alle tv, passando per le aule di tribunale che coinvolgono il figlio del padre nobile del Movimento. Un programma, allora, che è tutto un programma. E che vedrà la luce solo entro la fine del mese…
Conte e il programma M5S: il Fatto Quotidiano gli dedica 2 pagine
Due mesi e mezzo di accuse e recriminazioni. Polemiche e silenzi ostentati soprattutto da Conte. Un riserbo imposto probabilmente più dall’imbarazzo che dalla diplomazia, che nel giudizio dell’opinione pubblica ha fatto passare un’immagine dell’avvocato del popolo logora e logorata dalle tante fronde intestine e guerre contro avversari temibili e temuti. Una immagine che lo ha fin qui accreditato più nelle vesti di leader in pectore in ambasce, che in quelle di guida al vertice autorevole e risoluta. Minacciato dai suoi stessi attivisti (come sulla vexata quaestio del doppio mandato). Frastornato da un profluvio di indicazioni che attestano solo la discrasia tra vertici e base. Circondato sul fronte di una ri-fondazione mai partita. Alle prese con vertenze giudiziarie e con un divorzio da Rousseau che lo mette all’angolo. Indotto a mettere in discussione lo statuto e a mettere le mani e la faccia su una sua possibile rivisitazione, Conte in questi mesi è apparso poco. E ha parlato ancora meno.
Conte e programma M5S, una carta dei valori che ancora non riesce a vedere la luce
E oggi, a leggere il Fatto, si scoprirebbe il perché: «Per rifondare una forza politica occorre del tempo, occorre un confronto continuo, a tutti i livelli. Ora siamo pronti. Abbiamo una carta dei principi e dei valori, un nuovo statuto, una piattaforma di voto alternativa: a giorni avremo i dati degli iscritti, perché non può che essere così, ci sarà un grande momento di confronto pubblico e poi si voterà». Fermo restando che, tanto lavoro, non ha comunque sciolto il nodo dei due mandati. Tanto che, lo stesso quotidiano diretto da Travaglio, si vede costretto a scrivere: «Finora ha lasciato in sospeso nodi cruciali. Tra cui il limite dei due mandati. Il doppio mandato non è attualmente nello Statuto e quindi non sarà nel nuovo Statuto. È un tema che affronteremo più avanti in un confronto alla luce del sole». Forse non si aspettava che la partita con Casaleggio si sarebbe rivelata così “aspra e forte”. Magari, «la direzione politica del M5S va distinta dalla gestione tecnica della piattaforma», sottolinea doverosamente il Fatto.
Conte, il programma M5S non scioglie il nodo tra direzione politica e gestione della piattaforma
Eppure, ad oggi, al netto di polemiche e sondaggi, la commistione tra questi due aspetti rappresenta proprio il fulcro della crisi. Un motivo del contendere che rischia di impaludare crisi e problemi di immagine. Una contraddizione intrinseca che il quotidiano, parlando di Conte e del programma M5S da lui stilato, prova a risolvere guardando fuori dal suo recinto “infuocato”. Tanto che, scrive il Fatto Quotidiano: «Il divario tra le aspettative e la complessità della realtà esiste. L’approccio migliore nei confronti del premier Draghi, che ha indiscusse qualità, è condividere con lui la complessità della fase emergenziale che stiamo attraversando. Sostenerlo in modo leale.Senza accreditare nei cittadini la possibilità che un solo uomo al comando possa risolvere tutti i problemi del Paese che ci trasciniamo da anni». Problemi che Conte, in ben due mandati, non ha risolto. Anzi…
Conte dalla discesa in campo al controverso rapporto col Pd
A partire dagli esordi della sua discesa in campo di cui, nell’intervista all’house organ grillino, Conte ripercorre le tappe, cominciando dal governo gialloverde di cui l’ex premier fu presidente del consiglio. Da quando Alfonso Bonafede, assistente di un suo collega, lo avvicinò prospettandogli la proposta di governo. «Gli precisai che non li avevo votati, né ero un simpatizzante M5S . Fui selezionato, era una occasione importante per me», racconta Conte al Fatto. Poi, a stretto giro, precisa quasi in opposizione al manifesto a 5 stelle: «La mia formazione è quella cattolico-democratica. Vengo dal centro moderato, che guarda a sinistra». Ecco, proprio quel guardare a sinistra è rimasto l’unico punto di contatto epiteliale tra l’ex premier e il M5S. E infatti, alla domanda dell’intervistatore sul tema, l’intervistato risponde: «Lei confida in un rapporto con il Pd non subalterno: immagina il centrosinistra del futuro come una coalizione tra Pd, M5S e Leu o ci vorrà più fantasia?».
Sulla magistratura, dal video di Grillo al caso Asmara con parcella da 400mila euro
Io in questi due mesi ho preparato un programma con tante riforme economiche e sociali: andrà condiviso, dovrà crescere col contributo della società civile e dei territori. Questo ci consentirà di avere un progetto competitivo per l’Italia dei prossimi cinque anni». E allora, quando conosceremo questo programma e il nuovo M5S ? «Entro questo mese». Appunto. Il resto è cronaca. Quella che riguarda il commento obbligato ma defilato sul video di Beppe Grillo in difesa del figlio sotto torchio della magistratura di Tempo Pausania. Sul fatto che, scrive il quotidiano di Travaglio, «c’è il suo nome nelle carte dell’interrogatorio di Piero Amara. Come spiega il caso della sua parcella da 400mila euro?». A cui Conte replica semplicemente: «Non ho nulla a che fare con i loschi traffici del signor Amara, non lo chiamo avvocato e non l’ho mai conosciuto. Il mio nome sarebbe stato fatto da Vietti, con cui pure non ho mai avuto rapporti personali e professionali». E in materia di riforme fiscali, l’appello a abbassare le tasse («sono di destra? Va benissimo»).
La ricetta per la riforma fiscale
E l’abiura a qualunque forma di condono. Che fa dire a Conte: «La soglia dell’imposizione fiscale è già elevata. I pagamenti digitalizzati consentono l’emersione del sommerso. E poi dobbiamo riformare il fisco per renderlo più equo. Basterebbe evitare i condoni Non sono la soluzione». Fino alle domande che consentono a Conte di levarsi qualche sassolino dalla scarpa.
Conte e i sassolini nella scarpa su Renzi
A partire da Renzi. Sul quale, l’illustre intervistato sentenzia: «Vedo che il senatore Renzi è molto più versatile di me. La mattina è in Arabia a decantare il neo-Rinascimento… Il pomeriggio si ferma in autogrill. La sera è in tv». Ma lui, lo ha più sentito? «No – ribatte secco e seccato Conte –. Ma non escludo in futuro di incrociarlo in qualche autogrill»… Le ultime battute, infine, riguardano il Quirinale. O meglio, Draghi verso il colle più alto di Roma e più prestigioso della politica.
Draghi al Quirinale
Un argomento evidentemente spinoso, che Conte liquida rilevando: «Non è responsabile nei confronti dei cittadini dire in questo momento, con tutti i problemi in corso, che Draghi deve andare al Quirinale. Non possiamo certo augurarci che questa esperienza di governo si interrompa e metterci a giocare al toto-Quirinale. Quando sarà il momento ci ritroveremo insieme con le altre forze politiche a ragionare sulla personalità migliore nell’interesse del Paese». E ancora una volta. Come su programma M5S, Conte non scioglie la prognosi. Pur avendo avuto a disposizione due pagine di quotidiano per farlo…