Ddl Zan, prove tecniche di disgelo. Ma FI avverte il Pd: «Questo non è il vostro governo»
Qualcosa sembra (purtroppo) muoversi intorno al ddl Zan. A gettare le basi per il disgelo è un’intervista all’Avvenire dell’ex-capogruppo Pd Andrea Marcucci: «O si raggiunge una mediazione o andremo alla conta». Nel frattempo, però, l’esponente non chiude ad eventuali modifiche, finora considerate come fumo negli occhi dal suo partito. Uno scarto subito colto da Maurizio Gasparri. «Marcucci – premette infatti il senatore di Forza Italia – ha posto in modo corretto la questione». Poi passa a perimetrare il campo in cui sviluppare la mediazione. Gli articoli 1, 4 e 7 del ddl Zan, a suo dire, sono «estranei» all’obiettivo «della maggiore severità con cui punire l’omofobia».
Da Marcucci e Gasparri reciproche aperture
Infatti, rimarca, «investono dichiarazioni inaccettabili sull’identità di genere o intervengono sui reati di opinione e sulle attività scolastiche». In pratica, sono inaccettabili. «Sediamoci e parliamone», è l’invito che giunge anche dal leghista Andrea Ostellari. «Se l’obiettivo è difendere le persone da discriminazioni e violenze – assicura – la Lega c’è e non è sola». Ostellari è presidente della commissione Giustizia del Senato, nonché relatore del Ddl Zan. «A noi – prosegue – non interessa il muro contro muro, ma dare al Paese la legge migliore possibile. Da presidente di Commissione e relatore dei due ddl all’esame sull’omofobia, invito i capigruppo a un tavolo».
Gesuiti possibilisti sul ddl Zan
Mano tesa ai sostenitori della legge sull’omotranfobia a fronte di modifiche al testo anche dai gesuiti. «Prima la sofferenza delle persone», scrive il direttore Giacomo Costa su Aggiornamenti Sociali, voce ufficiale dell’Ordine fondato da San Ignazio da Loyola. Non manca, tuttavia, chi vede nel ddl Zan una mina piazzata sotto la maggioranza, al pari di ius soli e nuova tassa di successione. «Enrico Letta deve aver sbagliato governo», attacca Roberto Occhiuto, capogruppo “azzurro” alla Camera. «Qualcuno spieghi al segretario dem – ha concluso – che a Palazzo Chigi non c’è la sinistra ma un esecutivo di unità nazionale sostenuto anche da Forza Italia e Lega».