Disastro M5S all’anagrafe di Torino: «Per la carta d’identità elettronica si aspetta anche 7 mesi»
È un disastro tutto targato M5S quello dell’anagrafe torinese. Mentre l’Ue si appresta a varare la Green Card per consentire gli spostamenti e il premier Mario Draghi si spende personalmente per il turismo interno, i cittadini torinesi rischiano di rimanere inchiodati dove sono. Almeno se contano sulla carta d’identità elettronica: a Torino per averla «si aspetta anche 7 mesi». La denuncia arriva dall’edizione cittadina della Stampa, che solleva il caso. Una vicenda che, si diceva, porta la firma del M5S vergata non solo dal sindaco Chiara Appendino, ma anche dall’ex ministro all’Innovazione, Paola Pisano. Era lei, infatti, l’assessore torinese al Digitale che prometteva una svolta nell’anagrafe. Ma, stando a quanto riferito dal quotidiano, l’unica svolta che si è registrata nel tempo è stata quella della sua carriera, con la promozione a Palazzo Chigi.
“La Stampa”: «A Torino 7 mesi per la carta d’identità»
Dopo aver riferito che per ottenere un appuntamento per la carta d’identità digitale a Torino si può attendere tra i tre e i cinque mesi, con punte che toccano i sette a seconda dell’ufficio di riferimento, La Stampa ricorda che il problema a Torino è annoso. Così, mentre in città come Genova o Milano, la pratica si risolve nel giro di qualche giorno, all’ombra della Mole non c’è soluzione che tenga. Ci hanno provato con i totem, che dopo un primo fallimento ora vengono rilanciati. Ci hanno provato con le anagrafi nelle edicole, che però si sono rivelate un altro flop. E ci hanno provato chiudendo alcuni uffici per rinforzarne altri, ma, scrive sconsolato Lodovico Poletto che firma l’articolo, «è finita come è finita». Pare, dunque, di capire che sia stato un bel disastro.
Il disastro digitale targato M5S
«Paola Pisano, assessora diventata poi ministro all’Innovazione, sognava un mondo digitale: schiacci un pulsante e hai tutto ciò che ti serve, con il risultato che si svuotano gli sportelli, e non si assumono altre persone. Lo teorizzava, più o meno così, nei giorni in cui si parlava della prima festa di San Giovanni senza fuochi artificiali e con i droni (era il 2018, ndr). È finita che i droni da quest’anno non ci saranno più e le anagrafi continuano ad annaspare. E la gente ad infuriarsi», si legge ancora su La Stampa, che per spiegare le ragioni del fallimento dà voce al sindacalista Giovanni Vaschetto. «Se non metti risorse per fornire un servizio, non ti puoi poi stupire se quel servizio non funziona», spiega l’esponente della Cisl, chiarendo di aver ripetutamente posto il problema all’amministrazione, senza che questo smuovesse nulla. Ora, aggiunge, va un po’ meglio, «ma mancano sempre gli addetti. E si fa quel che si può». Intanto, suggerisce il giornalista, forse è meglio «rinunciare alla carta d’identità e chiedere il passaporto. La Questura lo rilascia in meno di tre settimane. Più o meno».