Discoteche aperte, ma senza ballare: è rivolta. Il Piper: «Ormai si rasenta l’idiozia»
L’ipotesi di tenere aperte le discoteche solo per i servizi di bar e ristorazione e senza la possibilità di ballare ha provocato una rivolta nel settore, che chiede di poter tornare a lavorare, rivendicando di poterlo fare in sicurezza. «Sarebbe come andare al ristorante e non poter mangiare o andare in chiesa e non poter pregare», ha commentato Giancarlino Bornigia, socio della storica discoteca romana Piper e delegato per il lazio di Assointrattenimento, che riunisce un migliaio di locali notturni in tutta Italia.
Il Piper: «Norme che rasentano l’idiozia»
Per Bornigia l’unico risultato della misura è «mettere in ulteriore difficoltà gli imprenditori con norme che rasentano l’idiozia, come la concessione di ballo ai matrimoni, ma solo se per non più di 15 minuti». «Il governo attuale è peggiore del precedente. Procede come un panzer senza consultare le associazioni di categoria, lavorando sottobosco e poi emettendo decreti legge», ha quindi commentato l’imprenditore, spiegando di confidare «nel pass verde» e annunciando che «se non sarà consentito il ballo o sarà imposto l’uso delle mascherine e del distanziamento, non riapriremo».
«Da noi assembramenti controllati, in strada invece…»
È stato poi il presidente nazionale di Assointrattenimento, Luciano Zanchi, anche lui parlando con l’Adnkronos, a sottolineare che «noi sappiamo perfettamente che il nostro lavoro, quello delle discoteche e sale da ballo, è necessariamente produttivo di assembramenti che però, grazie alla professionalità dei gestori, potrebbero certamente avere luogo in maniera controllata». «Stiamo parlando di un assembramento controllato, a differenza – ha sottolineato – di quello a cui abbiamo assistito negli ultimi 15 mesi che avviene nelle pubbliche vie, nelle piazze, nei bar e nei ristoranti».
Discoteche aperte senza ballare? «Così si snaturano»
Per il Silb, Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento di Ballo e di Spettacolo, «è una situazione accettabile se momentanea, perché con la sola ristorazione e bar si snatura la reale funzione della discoteca: socialità e divertimento». «Le discoteche – ha ricordato il presidente Maurizio Pasca – sono chiuse da 15 mesi e i ristori sono stati ben poca cosa rispetto ad altre attività che hanno ricevuto di più. E poi tante altre attività del Paese hanno già riaperto con l’esclusione delle discoteche, che sono in grande, grandissima sofferenza». «Poi bisogna tenere presente che l’80% dei locali da ballo ha una capienza tra i 200 e i 300 posti: se il problema è l’assembramento ne ho visti in altri luoghi, quotidianamente», ha proseguito Pasca, ricordando che «parliamo di 100mila lavoratori senza stipendio».