Ennesima giravolta del Pd: l’ospedale in Fiera non è più inutile: “Deve rimanere aperto”
Contrordine compagni, un altro voltafaccia dal Pd: ora l’ospedale in Fiera di Milano, quello bersagliato di critiche e bombardato di polemiche. Quello che, come ricorda Il Giornale in un servizio dedicato di oggi, i dem definivano «cattedrale nel deserto» e un polo «non funzionale», ora deve restare aperto. Proprio così: le infrastrutture realizzate nella fase più acuta della pandemia Covid19, dalla Fondazione Fiera Milano all’interno dei padiglioni 1 e 2. Dati in comodato gratuito, come da indicazioni della Regione Lombardia, al Policlinico di Milano. Insomma, la mega struttura realizzata con l’indispensabile aiuto di Guido Bertolaso, consulente dal presidente Fontana, costretto a ricordare a più riprese come l’ospedale della Fiera di Milano sia nato con il preciso scopo di essere messo a disposizione di tutto il Paese, accogliendo malati Covid da tutta Italia, ora per il Pd deve rimanere in funzione.
L’ultima giravolta del Pd: vuole che l’ospedale in Fiera resti aperto
Un continuo tira e molla, quello del Pd sull’ospedale in Fiera, che si aggiorna oggi all’ultima giravolta. Una serie di inversioni a u, quelle partite da Largo del Nazareno, cominciate sin dai giorni dell’avvio del progetto, quando nella situazione emergenziale in cui versava la Lombardia, l’urgenza era tale che, grazie al contributo dei privati e senza un euro di spesa pubblica, si compì un vero e proprio miracolo: la realizzazione in soli 10 giorni della maxi struttura polivalente. Un successo che la sinistra tentò di cavalcare, come ricorda Il Giornale nel suo servizio, quando «era il 18 marzo e il Pd dette “una notizia molto importante” attribuita al suo ministro Francesco Boccia: l’ospedale in Fiera – annunciò – sarebbe entrato a far parte della rete nazionale di emergenza, “dimensionato secondo criteri di efficienza e sostenibilità”. Tre giorni dopo, l’eurodeputato democratico Piefrancesco Majorino si augurava che non ci fosse “altro tempo da aspettare per l’ospedale in Fiera”».
Un giudizio, quello del Pd sull’hub milanese, sempre ondivago
Insomma, con il progetto ancora in fase embrionale, il Pd premeva per la realizzazione di quel centro. Poi, da un giorno all’altro, ecco il dietrofront. Che coincise con l’avvio del lockdown e, quindi, con una fase di urgenza attenuata rispetto all’attivazione della struttura che, infatti, in quel periodo rimase poco utilizzato. Un momento di stallo che diede modo al Pd di cambiare, ancora una volta, prospettiva e propaganda. Tanto che, in quel periodo, da punto di riferimento essenziale e imprescindibile, l’ospedale divenne «il fiore all’occhiello della mancanza di strategia della Regione». Con tutti il corollario di dichiarazioni ed esternazioni accreditate in tv dai vari esponenti del Pd, che si possono immaginare e riperticare. Durate fino all’avvio della seconda ondata dell’epidemia quando, come noto, l’hub è tornato ad essere decisivo.
Ospedale in Fiera che il Pd definì “cattedrale nel deserto” ora è hub che non va chiuso
Nella seconda ondata, però, l‘hub è stato decisivo. Ora si sa che nel padiglione Fiera, oltre a 5.000 vaccinazioni al giorno, si stanno curando ancora 58 persone. Numeri che aumentano o decrescono a seconda della situazione generale. Eppure ora, che nei progetti della Regione c’è una sorta di destrutturazione graduale. Di disattivazione programmata per quando i ricoveri in tutta la Regione scenderanno sotto la soglia di 200, il Pd lo insiste perché quel centro resti in funzione. E gli stessi esponenti dem che davano all’ospedale della cattedrale nel deserto esortano affinché il portone non venga serrato a doppia mandata. E per la sinistra che contestava l’hub, ora l’intero impianto è necessario. Anche di più…