Gli italiani non credono nel “miracolo Draghi”: per il 69% l’economia italiana peggiorerà
Non bastano l’aura salvifica costruita intorno a Mario Draghi, né le sue ripetute dichiarazioni di fiducia nella ripresa, grazie soprattutto a quel Recovery plan che è la vera missione del suo mandato: gli italiani sono pessimisti rispetto alla situazione dell’economia italiana nel post Covid. Ben il 69%, infatti, si dice certo che peggiorerà, con un 30% che ritiene che sarà «significativamente peggiore».
Draghi non basta: la sfiducia nell’economia italiana
A scattare la fotografia della percezione degli italiani rispetto al futuro è stato il primo rapporto “Gli italiani: risparmio e investimento”, realizzato da Euromedia Research e Banca Mediolanum e presentato oggi in occasione dell’ottavo Mediolanum Market Forum. Dal sondaggio emerge che il 39% degli italiani è convinto che la situazione economica del Paese sarà «peggiore»; il 30%, poi, la vede «significativamente peggiore». Un ulteriore 11% pensa che rimarrà invariata. Dunque, tolti pessimisti e scettici, restano solo un 14,4% che crede che possa migliorare e appena un 1,3% che ritiene che la situazione economica italiana sarà «significativamente migliore» nel post Covid.
Il 40% prevede che la propria situazione peggiorerà
Entrando poi nel merito della situazione economica personale, più del 40% degli italiani prevede che la propria condizione economica si deteriorerà. In particolare, per il 29,9% sarà peggiore, mentre per il 10,3% sarà «significativamente peggiore». Il 41,7%, poi, non prevede miglioramenti, pronosticando che i propri bilanci resteranno invariati. Pochi, dunque, gli ottimisti: il 9,9% prevede un miglioramento e appena il 2,2% pronostica che la propria condizione sarà «significativamente» migliore.
La crisi economica in cima alle preoccupazioni
Quanto alle preoccupazioni degli italiani in questo momento, il 57,4% è preoccupato per la crisi che sta investendo l’Italia. Un 27,8% mette invece al primo posto la propria situazione e quella della famiglia. Decisamente più basse le percentuali di chi al primo posto delle proprie ansie pone eventuali tensioni sociali (6,5%), perdere il lavoro o dover chiudere la propria attività (6,4%).