I “sentinelli” del ddl Zan censurano il video “pro” della Mussolini: «L’antifascismo è invalicabile»
Sentinelli mica per niente o per scherzo. Scrutano, ascoltano, fiutano: pronti ad intimare l’altolà a chiunque non pronunci la rituale parola d’ordine. Quella di sempre, si capisce: antifascismo. Puoi essere chi vuoi, puoi persino scriverti ddl Zan nel palmo della mano ma se poi ti chiami Alessandra Mussolini rischi di beccarti un’impallinata, per fortuna metaforica. Sentinelli veri, si diceva, declinati al maschile in omaggio alla parità di genere. Come mammo. Il grado di fanatismo si testa anche così. E l’esame, i sentinelli, l’hanno superato tutti a pieni voti. A uscirne un po’ malconcia dalla vicenda è invece Alessandra Mussolini, che pure tanto si sta spendendo per la nobile causa anti-omotransfobica.
I “sentinelli”: «Lei fuori dai nostri social»
Chissà, forse immaginava che il mainstream ossificato intorno ai cosiddetti diritti civili fosse scanzonato come la politica, dove puoi cambiare casacca a piacimento. Errore. Lì non l’hanno dimenticato quel «meglio fascista che frocio» urlato in faccia a Vladimiro Luxuria davanti ad uno sbigottito Bruno Vespa. E oggi, per ritorsione, si becca il web-ostracismo dei sentinelli di guardia alla “Zan“. Morale: tra i tanti video inneggianti alla legge, il suo non c’è. «Non l’abbiamo messo sui nostri social perché per anni ha marciato sulla nostra pelle – ha detto tra il marziale e il risentito il fondatore Luca Paladini -. Va bene allargare la battaglia, ma c’è un limite e si chiama antifascismo».
Il mainstream non perdona
Sembrerebbe roba della serie: prendi e porta a casa. Poi, però, pensi e ripensi fino a quando non ti assale il sospetto che saranno pure talebani i sentinelli, ma non sono mica fessi. Far girare il video della Duciona in compagnia di quello di tante celebrity alla Fedez è un po’ come piazzare Louis Armostrong in un coro di voci bianche. Si rischia il frastuono della confusione. E non possono permetterselo, perché alla fine sul ddl Zan si sta giocando una sorta di finale tra Pd e M5S a chi meglio fa la sinistra. E il mondo dello spettacolo, cui ora Alessandra appartiene, è della partita. “Salta con noi”, le avranno detto. Ma tutto quel che le è riuscito è solo il goffo volo di un tacchino.