Il giudice archivia i piagnistei di Carola Rackete: «Salvini non istigò a delinquere contro di lei»

17 Mag 2021 18:38 - di Gigliola Bardi
carola rackete salvini

Finisce con un nulla di fatto il tentativo di Carola Rackete di passare per “vittima” di Matteo Salvini. Il giudice di Milano, Sara Cipolla, ha infatti archiviato l’accusa di istigazione a delinquere mossa dall’attivista tedesca al leader della Lega. La denuncia, presentata dall’avvocato della Rackete, Alessandro Gamberini, faceva riferimento ad alcune frasi pronunciate dall’allora ministro dell’Interno nel corso di una diretta Facebook e di un comizio del luglio del 2019.

Salvini non istigò a delinquere contro Carola Rackete

Salvini aveva definito Rackete come una «sbruffoncella», «fuorilegge», «delinquente» e autrice di un atto «criminale». Secondo Rackete e il suo avvocato si trattava, appunto, di istigazione a delinquere. A pensarla così, però, nell’ambito del procedimento, nel quale Salvini era difeso dall’avvocato Claudia Eccher, erano solo loro. Lo stesso pm, Giancarla Serafini, infatti aveva chiesto l’archiviazione, poi accordata dal giudice.

L’attivista sconfitta in tribunale

L’avvocato di Rackete si era opposto all’archiviazione rispetto all’accusa di istigazione a delinquere sostenendo che «le frasi, pronunciate dall’allora ministro oltre che leader politico, sono lesive e non rappresentano certo un legittimo diritto di critica». Il legale del leader del Carroccio, però, in una memoria consegnata al giudice la scorsa udienza aveva ribadito «il diritto di critica rispetto ad affermazioni prive di una efficacia istigatoria». Oggi il giudice ha dato ragione alla tesi difensiva, archiviando l’accusa di istigazione. In merito alla vicenda, passata dalla procura di Roma a quella di Milano per competenza territoriale, resta però ancora aperto il filone della diffamazione.

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