Il Lazio andava bene, poi il disastro Pfizer. La rabbia dei cittadini contro D’Amato e la Regione
Assessore D’Amato non faccia politica sulla nostra pelle. Rispettate il richiamo a 21 giorni. Ma questo generale che sbaglia i conti sulle dosi ci vuole far rimpiangere Arcuri? Siete incoscienti. Siete inaffidabili. Avete fallito. Sono commenti di cittadini adirati che hanno appreso che faranno il richiamo del vaccino Pfizer dopo 35 giorni anziché 21. Nel Lazio, e in particolare sulla pagina Fb Salute Lazio dove i cittadini seguono le news sulla vaccinazione, si è scatenato il caos. Si è arrivati anche all’insulto. Colpa dell’annuncio dell’assessore D’Amato sul richiamo a 35 giorni della seconda dose di Pfizer. L’azienda Pfizer raccomanda il rispetto del richiamo a 21 giorni, tre settimane, perché allungare i tempi potrebbe rivelarsi rischioso per la persona vaccinata.
La Regione Lazio posticipa a 35 giorni il richiamo Pfizer: scoppia il caos
Ma la Regione Lazio va avanti, mentre il generale Figliuolo afferma che a decidere dev’essere il Cts. Un Cts che ne ha dette di ogni in questo anno e oltre di pandemia. A cominciare dall’uso delle mascherine. La gente, esasperata, non si fida e inveisce. L’assessore D’Amato, fino a ieri elogiato per la rapidità delle vaccinazioni nel Lazio, si ritrova in un sol colpo sul banco degli accusati. Perché si è data libera scelta sui vaccini facendo poi pagare la cosa ai cittadini incolpevoli che hanno prenotato Pfizer e ora devono arrangiarsi sperando che nei 15 giorni in cui resteranno senza copertura non accada nulla? Perché cambiare le regole in corsa per migliaia di persone che hanno un appuntamento per il richiamo già fissato? Un pasticcio inaccettabile.
La macchina delle vaccinazioni si è inceppata
Che genera rabbia, delusione, indignazione. C’è chi scrive sulla pagina Fb di Salute Lazio che si presenterà lo stesso nell’hub vaccinale il giorno prefissato senza ritardare di 15 giorni l’appuntamento. C’è chi aspetta il messaggio che deve arrivare dalla Regione sul nuovo appuntamento posticipato. Circola voce che per alcuni ci sarà una deroga: i malati di cancro. Si creeranno tensioni, file, discussioni. La macchina rischia di incepparsi, anzi si è già inceppata. Mentre spunta a Sabaudia il primo caso di variante indiana, non si sa quanto temibile. Il modello Lazio è già naufragato. I cocci per ora li raccoglie l’assessore alla Salute D’Amato ma anche Zingaretti non resterà a lungo immune dall’onda di disapprovazione che sta investendo la Regione.
Lo sfogo del giornalista Gianni Scipione Rossi
Sulla sua pagina Fb il giornalista e scrittore Gianni Scipione Rossi si sfoga: “Con molta pacatezza, ora che tocca a me la seconda dose mi dici che abbiamo scherzato? E che durante quei quindici giorni di attesa devo stare tranquillo? Ma che cos’è, una riffa? Se è così si torna indietro, al caos di Arcuri, al quale prima o poi bisognerà chiedere il risarcimento per i banchi a rotelle, oltre che per i “pacchi” delle mascherine farlocche. Leggo che se il mio appuntamento slitterà mi sarà comunicato via sms. Com’è mio costume, mi adeguerò. Non andrò certo nel mio centro vaccinale il giorno già fissato. A far che? A dar fastidio agli operatori che lavorano, senza alcuna responsabilità? Però si sappia che, come cittadino, considero lo slittamento avallato dal cts, dal commissario governativo e dall’assessore regionale non mi ricordo manco come si chiama, una grave mancanza di rispetto. Io non ho rifiutato alcun vaccino. Avrei fatto anche Astrazeneca, come è capitato ad alcuni amici. O Moderna. Persino quello russo, perché non mi pare che dove è stato diffuso la gente muoia per strada. Io sono favorevole alla obbligatorietà della vaccinazione, salvo controindicazioni sanitarie. Accetto una limitazione della mia libertà a malincuore, ma nell’interesse di tutti. Voglio i “passaporti vaccinali”, che certifichino il mio stato, e limitino la libertà di movimento di chi rifiuta. Perché la libertà individuale è un valore fondamentale della convivenza civile, ma il mio diritto si ferma di fronte all’interesse generale. Altrimenti vivremmo nel caos permanente. Dunque mi aspetto che il mio appuntamento sia confermato. Io rispetto le regole. Rispettatele anche voi, che avete responsabilità non per caso. Non vi ho chiesto di assumerle. Vi ringrazio se fate bene il vostro lavoro. Ma se non lo fate bene, ho il diritto di considerarvi pubblicamente dei poveri imbecilli“.