Il libro della vergogna della Provincia di Trento: la terrorista Mara Cagol tra le donne da ricordare (video)
Immaginate un libro che, tra qualche anno, inserisca Matteo Messina Denaro tra i siciliani illustri. Oppure una pubblicazione della provincia di Firenze che inserisca Pietro “il mostro” Pacciani tra le personalità memorabili della città toscana. Alla Provincia di Trento con Mara Cagol hanno fatto una operazione di livello non troppo dissimile.
Studiare la terrorista alle scuole medie del Trentino
Nel libro “33 trentine”, infatti, dedicato alle scuole medie, ci sono le donne di rilievo del territorio, c’è anche Mara Cagol. Accanto alle eccellenze che hanno attraversato il tempo grazie al loro impegno nell’arte, nella scienza e nella società. Un volume promosso dalla commissione Pari opportunità della Provincia di Trento.
Per capire la gravità della questione non basta andare sul web. Oggi, il nome della compagna del capo delle Brigate Rosse, Renato Curcio dice poco all’italiano medio. Chi ha la memoria del pesce rosso sarà costretto a consultare wikipedia. E mai fonte più inattendibile, tanto da rendere edulcorata l’immagine della terrorista comunista.
Chiedi chi era Mara Cagol (senza cercare su Wikipedia)
La verità è che la biografia di Mara Cagol non ha avuto niente di romantico, affascinante o eroico.
Bisogna però capire la narrazione di quel periodo. Le Brigate rosse erano definite “sedicenti”. Sedicenti, cioè veniva messo in dubbio che fossero davvero terroristi di sinistra. Perché nei giornali, l’idea del comunista cattivo era inconcepibile. “Cattivi” e “spietati” potevano essere solo i fascisti. Un po’ come adesso, insomma. E, quando era proprio inconfutabile, i terroristi comunisti diventavano quindi “Compagni che sbagliano”.
Senza ripercorrere il curriculum criminale di sparatorie, rapimenti (tra questi il giudice Mario Sossi) e assalti a mano armata alle carceri, per capire il livello criminale di Margherita “Mara” Cagol basta leggere le cronache dell’uccisione.
La compagna di Curcio è morta in uno scontro a fuoco con i carabinieri nel 1975. Aveva rapito il re degli spumanti, Gancia. Dopo il riscatto l’imprenditore sarebbe stato liberato, forse. La liberazione, infatti, non era così scontata come insegna anche l’omicidio Moro.
La Cagol, prima di venire ammazzata, ha fatto in tempo a uccidere l’appuntato abruzzese, Umberto D’Alfonso. Per lui, però, nessuna menzione, neanche un libro o un opuscoletto per gli alunni delle scuole medie trentine. Una bomba a mano lanciata da Mara Cagol (o da un suo complice) aveva menomato anche il giovane tenente dei carabinieri, Umberto Rocca, il quale perse un braccio e un occhio.
“Mara Cagol è un esempio negativo, una criminale morta in un conflitto a fuoco contro i carabinieri, la degradazione dell’umanità che pensa di conquistare scorciatoie con la violenza sino alle estreme conseguenze”, ha ricordato il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì.
Poco importa che le curatrici del volume abbiano riportato in prefazione la motivazione della scelta. “Abbiamo voluto riportare anche questa biografia – si legge nel volume – per sottolineare che la forza delle donne può anche essere distruttiva se non è ispirata a valori quali la convivenza pacifica e la non violenza”. L’esponente di FdI ribadisce che non basta. Il libro deve essere ritirato. Sarebbe il minimo. Con le scuse della Provincia di Trento alla famiglia dell’appuntato D’Alfonso e alle altre vittime della signora Cagol.