Israele, l’esercito in procedura di battaglia: ci prepariamo. Hamas chiama a raccolta gli arabi: combattete
Sembra oramai inarrestabile l’ondata di violenza che si sta abbattendo sul Medio Oriente nello scontro fra arabi e israeliani: da una parte Israele, che si prepara ad una sanguinosa battaglia ammassando truppe ai confini con la striscia di Gaza, dall’altra Hamas, che chiama a raccolta la popolazione affinché combatta.
Israele sta inviando rinforzi al confine con Gaza, ha rivelato il tenente colonnello Jonathan Conricus, portavoce dell’Idf.
“Ci sono truppe che vengono spostate verso il confine. E’ una mossa preparatoria”, ha avvertito Concricus, citato dalla Bbc, aggiungendo che sono stati richiamati in servizio anche 3mila riservisti e che ai comandanti e ai militari che si trovano al confine con Gaza è stato ordinato dal governo di prepararsi per “ogni eventualità di un’escalation“.
L’annuncio fa seguito a precedenti notizie che riferivano di una possibile operazione di terra nella Striscia, simile a quelle del 2008-2009 e del 2014.
Stamattina, inoltre, si è diffusa la notizia che i vertici militari israeliani stanno mettendo a punto i piani finali per l’invasione di Gaza, che verranno sottoposti al governo.
I militari che attualmente si trovano al confine con Gaza, ha annunciato il portavoce dell’Idf, “sono in procedura di battaglia, in pratica si stanno preparando per la battaglia“.
Ma, ha aggiunto, l’invasione “non è necessariamente la prima cosa che faremo domattina. Il nostro obiettivo è diminuire le capacità del nemico“.
A Israele replica, con toni molto minacciosi, Abu Obeida, portavoce delle Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas. Che incita i palestinesi della Cisgiordania ad unirsi alla battaglia contro Israele.
“Forza, gente della Cisgiordania, combattete il nemico in ogni luogo. Le Brigate Izz al-Din al-Qassam saranno al vostro fianco”.
“Colpire Tel Aviv, Gerusalemme, Ashkelon, Ashdod, Beersheba e Dimona, vicine e lontane, è per noi più facile che bere un bicchiere d’acqua”, minaccia, in un videomessaggio diffuso sui Social, Abu Obeida avvertendo che ”siamo pronti a tutto per Gerusalemme”.
Il miliziano ha quindi detto che ci saranno delle ”sorprese” e minacciato di colpire il cuore di Israele con altri razzi nei prossimi giorni se l’esercito israeliano dovesse continuare a superare le “linee rosse”.
Hamas, ha aggiunto, ”non ha linee rosse” nell’attaccare Israele.
“Nonostante tutta la vostra tecnologia e la potenza militare, non siete stati in grado di limitare lo spirito e la resistenza del popolo palestinese“, ha aggiunto, affermando che ”non avete visto che alcune delle nostre capacità”.
Hamas sta usando nuovi razzi in grado di colpire in ogni parte di Israele, sostiene Obeida.
“Al nemico diciamo: i tuoi aeroporti ed ogni luogo da nord a sud è alla portata dei nostri razzi”, ha affermato invitando le compagnie aeree internazionali a “cessare immediatamente i voli in ogni aeroporto della Palestina occupata“.
Il nuovo razzo impiegato da Hamas si chiama Ayyash 250, dal nome dell”ingegnere’ di Hamas Yahya Ayyash, ucciso dai Servizi segreti israeliani nel 1996.
Un appello a “cessare subito le ostilità” è stato lanciato dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e dal suo omologo egiziano, Sameh Shoukry, che oggi, a Mosca, hanno discusso della situazione a Gerusalemme e dell’ondata di violenze tra Hamas e Israele.
Lavrov e Shoukry “hanno avuto un approfondito scambio di opinioni su questioni urgenti legate alla situazione in Medio Oriente, con un focus sulla situazione a Gerusalemme Est“, ha riferito il ministero degli Esteri russo in una nota.
I due ministri, prosegue il comunicato, hanno espresso “profonda preoccupazione per la pericolosa escalation di tensioni“. E hanno chiesto la cessazione immediata delle violenze per evitare un ulteriore peggioramento della situazione.
Ma è oramai chiaro che la situazione sta scivolando in maniera irreversibile e sta degenerando.
Poco fa sono scattate di nuovo le sirene di allarme nella città israeliana di Ashkelon e nelle località vicine al confine tra Israele e la Striscia di Gaza.
Il Times of Israel evidenzia come siano passati 90 minuti dall’ultimo allarme per la pioggia di razzi lanciati dall’enclave palestinese in direzione di Israele.
Testimonianze, riportate da Haaretz, riferiscono che sono state udite esplosioni ad Ashkelon.
Sirene di nuovo anche a Tel Aviv e nelle altre città del centro di Israele.
Sempre il ‘Times of Israel‘, precisa che l’allarme è scattato anche a Beersheba a seguito di un’importante raffica di razzi partita dalla Striscia di Gaza.
Un razzo è precipitato all’ingresso di un parcheggio di Tel Aviv, provocando diversi danni materiali.
“Si prepara la guerra, è già una strage, l’unica parola è cessate il fuoco”, dice affranto il parroco di Gaza, Padre Gabriel Romanelli, sacerdote argentino da 25 anni in Medio Oriente, parroco della chiesa della Sacra Famiglia spiegando che vi sono attacchi notte e giorno e che bombardano anche le strade.
“La situazione è molto brutta, ci sono tutti i segnali che indicano che si sta preparando una guerra, ci sono scontri giorno e notte senza tregua – riporta padre Romanelli contattato dall’Adnkronos. – Le comunicazioni tra i quartieri sono tagliate ed è già una strage perché i numeri ufficiali parlano di 69 morti e tra questi 17 bambini che non appartengono a nessuna fazione o partito e donne. E ci sono 388 feriti, tra i quali 115 bambini: è davvero una strage perché dietro ogni persona c’è una tragedia sia da parte palestinese che israeliana. Dietro ogni ferito, umiliato, morto si incentiva odio, spirito di vendetta da una parte e dall’altra”.
“Noi usciamo solo per le urgenze, che sono l’assistenza spirituale, esistenziale e materiale ma comincia a mancare la luce, l’acqua e il cibo che deve essere cotto per durare un po’ di più. Tutti rinchiusi – prosegue il prelato facendo un quadro angosciante della dura vita che si sta affrontando in questo momento a Gaza. – Eravamo contenti che una settimana fa avevano revocato il lockdown invece ora siamo piombati in un lockdown peggiore”.
E, poi, considera il parroco di Gaza, non vanno trascurati i traumi: “Una sola esplosione può cambiare una vita. Ci sono centinaia di esplosioni e, fisicamente parlando, pensiamo al trauma che possono generare in un bambino queste violenze inaudite“.