Londra, dal G7 accusa a Russia e Cina: «Dai loro governi atti irresponsabili e destabilizzanti»
Un lungo e dettagliato cahiers de doleance quello stilato a Londra dai ministri degli Esteri (per l’Italia Di Maio) delle nazioni del G7. Un elenco di violazioni della legalità internazionale che induce i 7 Grandi ad esprimere «profonda preoccupazione». Nel mirino, i comportamenti di Russia e Cina giudicati «irresponsabili e destabilizzanti». Tanti i fronti caldi e i motivi di frizione tra Occidente e i due Stati. E la riscoperta delle antiche relazioni transatlantiche degli Usa con la Ue e la Gran Bretagna da parte del nuovo presidente Joe Biden li ricorda tutti nel comunicato finale.
Riunione dei ministri degli Esteri G7
Le accuse a Mosca spaziano dalla crisi con Ucraina (per la Crimea «annessa illegalmente») ai cyber-attacchi contro i sistemi democratici di altri Paesi, passando per la disinformazione e la violazione dei diritti umani. «Ribadiamo il nostro interesse a relazioni stabili con la Russia. E tuttavia – recita la nota – continueremo a rafforzare le nostre capacità collettive e dei nostri partner. Scopo comune è affrontare e scoraggiare il comportamento russo che minaccia le regole dell’ordine internazionale». Il comunicato richiama anche la Convenzione di Vienna per le relazioni diplomatiche, il cui rispetto è «essenziale nei rapporti tra gli Stati».
«Democrazia sotto pressione in tutto il mondo»
Stessa musica riguarda la Cina. Al regime comunista di Pechino i ministri degli Esteri del G7 imputano «le violazioni dei diritti umani e gli abusi» contro gli Uiguri musulmani dello Xinjiang e in Tibet. Sotto accusa anche gli atti recenti che «erodono fondamentalmente gli elementi democratici del sistema elettorale a Hong Kong». Da qui l’annunciato impegno dei ministri degli Esteri del G7 a «sostenere con forza» la richiesta di accesso di ispettori internazionali dell‘Alto commissariato Onu per i diritti umani nello Xinjiang. Lo scopo è di effettuare verifiche «indipendenti» sulle accuse sui «campi di rieducazione politica, sul sistema di lavoro forzato e sulle sterilizzazioni imposte». Una dura presa di posizione, dettata dalla constatazione della «democrazia sotto pressione a livello globale».