Mottarone, arrestato il gestore della funivia e due dipendenti. Uno dei tre “si è liberato da un peso”
“Uno dei tre ha detto di essersi liberato da un peso, quando l’abbiamo arrestato”. Lo rivela a Sky Tg24 il il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Alberto Cicognani, dopo la svolta nelle indagini sulla tragedia di Mottarone. Tre persone sono finite in carcere al termine di una notte di interrogatori. All’alba il procuratore di Verbania Olimpia Bossi a capo dell’inchiesta sulla cabina precipitata della funivia in cui hanno perso la vita 14 persone e un bambino è rimasto ferito, ha annunciato la svolta nelle indagini.
In manette anche il gestore della funivia del Mottarone
Da testimoni a fermati. Sono tre le persone della società che gestisce l’impianto della funivia del Mottarone. Tra loro il proprietario Luigi Nerini. Nel pomeriggio di ieri i carabinieri di Stresa hanno ascoltato sei dipendenti della società e per un paio di loro la posizione si è inaspettatamente aggravata. Tanto da far scattare in serata le prime iscrizioni nel registro degli indagati. A sorpresa, quindi, sono arrivate le manette. Sono passati pochi minuti dopo l’1 quando l’avvocato Pasquale Pantano, difensore dell’imprenditore 56enne di Baveno, varca il cancello della caserma e intorno alle 3 arriva la conferma del finale inaspettato: due dipendenti e Nerini sono destinatari della misura di custodia firmata dal procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi.
L’accelerazione nell’indagine arriva a 48 ore circa dal disastro. Ed è legata alle sicurezze crescenti degli investigatori sulle cause del disastro. Se saranno dei periti a spiegare perché il cavo trainante si è spezzato, a un occhio esperto non sfugge che c’è un errore umano legato al cosiddetto ‘forchettone’, un componente in metallo che serve a tenere aperte le ganasce dei freni e va tolto quando la cabina è in funzione perché altrimenti impedisce la frenata in caso di emergenza.
“Erano convinti che il cavo non si sarebbe mai tranciato”
Una presenza che spiega perché la cabinovia è precipitata nel vuoto per circa 20 metri, ma non perché la fune trainante si è spezzata. La manutenzione dell’impianto, ossia “i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento e dal manuale d’uso” dell’impianto spetta alle Ferrovie del Mottarone, società di proprietà di Nerini. Pertanto, i tecnici che lavorano per garantire la sicurezza sono i primi a finire nel mirino degli inquirenti dopo l’incidente. I fermi cozzano, però, con l’intenzione del procuratore di procedere con cautela nelle iscrizioni degli indagati. Indagine che potrebbe essere legata a una responsabilità che andrebbe oltre l’errore umano.
I tre erano, infatti, consapevoli da settimane del guasto al sistema frenante di sicurezza. Lo afferma il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi che indaga sulla tragedia di Mottarone. Erano convinti che mai si sarebbe tranciato il cavo e hanno corso il rischio di una tragedia, sebbene le anomalie del sistema fossero state “segnalate più volte”
Con il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone, un ingegnere e un capo del servizio attualmente in stato di fermo c’è stato un “confronto di carattere tecnico. Si sono ‘giustificati’” rispetto alle consapevoli anomali del sistema frenante dell’impianto “per superare le difficoltà economiche ed evitare che si fermasse a lungo”. Così si è preferito “disinnescare” sulla cabina precipitata il sistema frenante di sicurezza, conclude il procuratore Bossi.