Mottarone, dimenticati i “forchettoni” sulla cabina: per questo non si sono attivati i freni d’emergenza
Sembra esserci un clamoroso errore umano dietro alla tragedia della funivia del Mottarone, la cui cabina in salita è precipitata domenica scorsa dopo che si è tranciata la fune traente quando oramai mancavano cinque metri all’arrivo alla stazione in cima e l’addetto si apprestava ad aprire il cancelletto per far uscire i 15 passeggeri, 14 dei quali sono morti nello schianto a terra.
E ci sono già i primi indagati. Le indagini, dopo 48 ore, subiscono così un’accelerazione rispetto alle presunte responsabilità legate alla manutenzione dell’impianto.
Una foto scattata nei momenti successivi alla tragedia della funivia sul Mottarone sembra mostrare un ‘forchettone’, un elemento in metallo che serve a tenere aperte le ganasce dei freni, ma va tolto quando le persone sono a bordo della cabina perché altrimenti impedisce la frenata in caso di emergenza, come ad esempio nel caso di rottura del cavo trainante.
Una presenza, quella rilevata da una foto del Soccorso alpino, che spiegherebbe perché la cabina è precipitata nel vuoto per circa 20 metri.
L’immagine che fa parte dei vari elementi su cui la Procura di Verbania cerca di fare chiarezza e che insieme alla rottura del cavo trainante avrebbe determinato l’incidente in cui domenica hanno perso la vita 14 persone.
In queste ore sono in corso a Stresa, in provincia di Verbania, gli interrogatori dei testimoni della tragedia della funivia sul Mottarone.
Da quanto trapela i carabinieri stanno sentendo alcune persone informate sui fatti, tra cui anche i dipendenti dell’impianto della funivia al centro dell’inchiesta della Procura di Verbania che indaga per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.
“Spiace per le vittime, la collaborazione con gli inquirenti è iniziata da subito”, dice Luigi Nerini, 56 anni di Baveno, proprietario della società che ha in gestione la funivia del Mottarone.
Le sue poche parole sono affidate all’Adnkronos dal suo legale, l’avvocato Pasquale Pantano.
Nerini è molto provato, fin da subito si è messo a disposizione della Procura di Verbania.
Già domenica, accompagnato dal legale, ha raggiunto l’impianto della funivia – la struttura e la documentazione è sotto sequestro – e ha precisato che “tutti i controlli, le verifiche e la manutenzione sono a posto”.
Una versione che ribadisce.
Tutti gli occhi sono ora puntati su Eitan Biran, il bimbo israeliano di 5 anni, che sta lottando in un lettino d’ospedale, unico sopravvissuto perché il papà, Amit , ha protetto il figlio con il suo corpo.
Nell’incidente Eitan ha perso papà, mamma, Amit e Tal, il fratellino Tom di due anni e i bisnonni, arrivati pochi giorni fa da Israele per una breve vacanza.
“Il risveglio é partito, in questo momento la risposta del bimbo é positiva. – ha annunciato questo pomeriggio Giovanni La Valle, direttore generale Città della Salute di Torino dove il piccolo è ricoverato. – Comincia ad avere alcuni segnali di risveglio con colpi di tosse, qualche movimento e alcuni momenti di respiro spontaneo, ma in termini precauzionali stiamo andando con molta piú calma e attenzione proprio perché la situazione clinica del bambino é ancora critica, seppure ci siano segnali positivi“.
“L’aspetto psicologico dopo il risveglio è quello più importante. Il bimbo ha subito dei traumi non solo fisici ma anche psicologici, quindi dobbiamo intervenire subito, dai primi gesti semplici per evitare che le cose poi si complichino – spiega Marina Bertolotti psicologa del Dipartimento pediatrico dell’ospedale Regina Margherita di Torino. – “In un secondo momento – ha proseguito – dobbiamo aspettare i suoi tempi. Siamo noi che dobbiamo andare incontro al bambino senza aspettarci le risposte che desideriamo noi. Dobbiamo capire, insieme alla famiglia, quali sono le consapevolezze del bambino, a che punto sta lui e raggiungerlo a quel punto. Dopodiché lavorare con la famiglia per comprendere passo passo e delicatamente di cosa si può parlare con questo bambino”.
“L’obiettivo è garantire che il bambino al risveglio, che non è quello della bella addormentata e alterna momenti di coscienza a momenti di incoscienza, possa incontrare visi di persone che per lui sono significative. Chi e come spiegherà al bambino che cosa è successo lo definiremo di volta in volta”, ha concluso la psicologa.
Le bare delle 14 vittime – sulle quali non è stata fatta l’autopsia ed è stato concesso il nulla osta per procedere ai funerali – hanno lasciato stamattina il piccolo obitorio di Verbania.
Le 5 vittime di origine israeliana dovrebbero far ritorno in Israele domani con un volo in partenza dall’aeroporto milanese di Malpensa.
E’ emerso, nel frattempo, chi è, attualmente, il proprietario della funivia dopo che ieri il sindaco di Stresa aveva sostenuto che l’impianto non era ancora stato formalmente passato dalla Regione Piemonte al Comune.
“Nel marzo del 1997 la Regione ha trasferito al Comune di Stresa la proprietà degli impianti e delle attrezzature”, ha spiegato oggi l’assessore regionale al Patrimonio, Andrea Tronzano. Che intervenendo questa mattina in aula a Palazzo Lascaris sulla tragedia del Mottarone ha premesso: “Stiamo pregando per la vita del bimbo sopravvissuto e siamo pietrificati dalla tragedia. Ora il compito delle istituzioni deve essere quello di collaborare all’unisono per dare rapida giustizia alle vittime e alle loro famiglie. I titoli di oggi sollecitano però una risposta che abbiamo voluto dare prioritariamente al Consiglio regionale“.
“Gli interventi di revisione generale degli impianti – ha ricordato Tronzano – sono stati condotti a far data dal 2014 vedendo il Comune di Stresa come amministrazione concedente con la facoltà di stabilire criteri e durata della concessione che tramite Scr (Società di committenza regionale, ndr) ha appaltato i lavori di revisione e di gestione dell’impianto stabilendo dopo una prima gara andata deserta, una durata della concessione pari a 28 anni ed una compartecipazione con fondi comunali pari a 1 milione 860mila euro“.
“La proprietà quindi è attribuita per legge al Comune di Stresa. La trascrizione nei registri catastali non è ancora stata finalizzata a causa di alcuni contenziosi. La Regione ha recentemente, nel mese di marzo, sollecitato nuovamente il Comune di Stresa a perfezionare gli ultimi atti“, ha aggiunto Tronzano.