Palamara, ispezionato da due Procure il server su cui sono finite le intercettazioni

17 Mag 2021 16:38 - di Paolo Lami

Le Procure di Napoli e Firenze hanno disposto l’ispezione sul server informatico Rcs, che si trova fisicamente nel capoluogo campano, sul quale sono finite le intercettazioni delle conversazioni di Luca Palamara captate attraverso il Trojan iniettato dagli investigatori sul cellulare dell’ex-consigliere del Csm nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato a Perugia.

La novità è emersa questa mattina proprio quando la Procura di Perugia ha depositato, nell’udienza preliminare di oggi, che vede coinvolto Luca Palamara per corruzione, l’atto con cui le due Procure hanno disposto l’ispezione sul server Rcs nel capoluogo campano.

L’ispezione, in realtà, è stata già effettuata venerdì scorso dalla Polizia Postale. Ed ora gli uffici giudiziari di Napoli e Firenze sono in attesa di una relazione tecnica che dovrebbe essere del depositata nei prossimi giorni. Accertamenti che saranno utili per capire quali siano stati i passaggi su quel server. E, in particolare, come ipotizzato dalla difesa di Palamara, se le conversazioni captate sia passate prima lí e, poi, da lì, rinviate agli investigatori.

Un doppio passaggio che rischia di mettere un’ipoteca sul processo a Palamara.

Sul punto nell’udienza del 3 maggio scorso era stato sentito Duilio Bianchi l’ingegnere responsabile tecnico della società milanese Rcs, che ha fornito ai magistrati gli apparati e i programmi per svolgere le intercettazioni a carico dell’ex-consigliere del Csm.

Bianchi era stato chiamato in udienza preliminare dopo che davanti ai magistrati di Firenze, dove è sotto inchiesta per frode nelle pubbliche forniture, aveva dichiarato che un server delle intercettazioni dell’inchiesta Palamara era a Napoli.

Nella prossima udienza, fissata per il prossimo 27 maggio, davanti al gup del Tribunale di Perugia, Piercarlo Frabotta, è in programma l’audizione degli esperti della Polizia Postale che hanno eseguito gli accertamenti sul server a Napoli.

Fra una decina di giorni, insomma, si dovrebbe riuscire a capire meglio quali giri hanno fatto quelle intercettazioni sul cellulare di Luca Palamara “infettato” dagli investigatori con il Trojan informatico.

“Dal decreto di ispezione emergono inquietanti conferme – rivela all’Adnkronos l’avvocato Benedetto Buratti che, insieme ai colleghi Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l’ex-pm romano. – La Polizia Postale ha iniziato i propri accertamenti lo scorso venerdì. Nel decreto di ispezione si afferma chiaramente che Rcs abbia contravvenuto alle regole dettate dalla Procura di Napoli ignara del server centralizzato di proprietà privata per la gestione delle intercettazioni di tutte le Procure italiane“.

L’architettura descritta solo di recente dalla Rcs non è mai stata comunicata a Napoli nè, tantomeno, alle altre Procure. Non è neppure possibile sapere se potranno essere recuperati tutti i dati – sottolineano dal collegio difensivo di Palamara – attesa l’impossibilità di spegnere gli impianti per non compromettere le attività di intercettazione tuttora in corso. Pur soddisfatti per quanto sta emergendo non possiamo che ricordare come tali accertamenti fossero stati richiesti alla Sezione Disciplinare del Csm che ha preferito ascoltare la sola versione della Rcs poi rivelatasi inveritiera“.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *