Povia: «Fedez censurato? Che dovrei dire io? Mi vietano Sanremo da 11 anni per motivi politici»
A sentir parlare di censura si arrabbia, e a ragione, Giuseppe Povia. Fedez censurato da parte della Rai? Macchè, il cantautore non ci sta: ”Sarebbe stata censura se non fosse salito sul palco. Cosa dovrei dire io che non entro a Sanremo da 11 anni solo per questioni socio-politiche? Lì una censura intellettuale e artistica c’è, fino a prova contraria”. E’ quanto dice Povia all’Adnkronos. ”Quando ci sono le dirette anche a me chiedono cosa dirò -spiega il cantante-. E’ normale farlo perché ognuno ha un settore di responsabilità e può perdere il lavoro in Rai dove le poltrone saltano per cose più stupide di queste”.
Povia: “Fedez ragazzo poco informato”
Va giù duro Povia, contestando i modi e gli argomenti: “Il 1 maggio è da sempre un concerto politico per i lavoratori. In un momento come questo bisognava far leva sulla crisi che c’è da più di un anno. Fedez ha espresso i suoi pensieri ed è giusto; ma solo per attaccare un partito e senza sapere che in Italia abbiamo già leggi solide che tutelano tutti, gay compresi”. Secondo te la Rai dovrebbe fargli causa? , gli chiedono. Lui, al solito, non attacca, come suo costume: ”No -risponde- siamo nell’era di tutti contro tutti. Si può perdonare un errore di ingenuità. Soprattutto se fatto da un ragazzo che non è informato su quello che dice’‘.
Povia: “Io censurato. Mi sono proposto per il Concertone e…”
Come si sa Povia ha subito – e sta subendo- un lungo Purgatorio di censura. La critica sinistrorsa non gli perdonò brani come Luca era gay e Dobbiamo salvare l’innocenza, che andavano controcorrente. Tant’è vero che a rendere l’onore delle armi a Povia oggi è Antonio Polito, uomo di sinistra, che dal Corriere della Sera si chiede come mai al cantane non è stata concessa la libertà di parola di cui ora tutti s’imbrodano per difendere Fedez. Infatti la censura n ei suoi confronti è ancora operativa: “Mi sarebbe piaciuto salire sul palco del Concertone del 1 maggio, mi sono proposto, ma neanche mi hanno risposto. Questa è una forma di censura”, rivela. ”Se su quel palco ci fossi stato -sottolinea il cantante- mi avrebbero prima insultato poi applaudito. Chi decide di ascoltarmi poi capisce che uso la ragione oggettiva e documento tutto ciò che dico e canto. Avrei cantato ‘Italia Ciao’: il mio ultimo singolo e quindi attaccato Bruxelles che è il nostro vero potere. Ma avrei cantato, non parlato”.
“Il ddl Zan non serve, abbiamo leggi che tutelano tutti”
Quanto a Fedez in politica, l’argomento non lo convince. E’ vero però che ”la maggioranza degli artisti, vip, personaggi dello spettacolo, strizzano l’occhio a sinistra. Perché la sinistra apre le porte -sottolinea il cantante-. È più facile stare dalla parte facile. Io ho scelto di non stare con nessuno ma di esibirmi ovunque me ne diano la possibilità”. Quanto al punto critico dice: ”Il ddl Zan non serve, in Italia abbiamo già leggi solide che tutelano tutti. Nel 2013 a Napoli fu picchiato un ragazzo gay: sapete quanti anni di galera hanno dato agli aggressori applicando la legge più l’aggravante? 10 anni! Abbiamo 200mila leggi in Italia, di che stiamo parlando?”, conclude Povia.