Virginia Raggi sfida CasaPound, Mattia Feltri se la ride del suo antifascismo da operetta

13 Mag 2021 8:07 - di Adele Sirocchi
Raggi CasaPound

Mattia Feltri in prima sulla Stampa schernisce Virginia Raggi e il suo antifascismo da operetta. Il motteggio si riferisce al fatto che la sindaca Raggi pretende di dire chi può fare cortei a Roma e chi no.

Raggi sull’antifascismo scavalca il distratto Gualtieri del Pd

La sindaca è intervenuta sull’annunciato corteo di CasaPound il 29 maggio. Una faccenda che spetta alla questura dirimere e non al Campidoglio. La solita Anpi ha già chiesto che la manifestazione venga vietata. Virginia non poteva essere da meno e ha dato il via alla sua campagna elettorale scavalcando il distratto Gualtieri del Pd nella gara a chi fa di più la voce grossa antifascista.

Raggi e il corteo di CasaPound: diciamo no, i fascisti non sfilano

“L’ho detto e lo ribadisco – ha scritto Raggi su Twitter – i fascisti a Roma non sfilano. CasaPound ha annunciato una manifestazione per il prossimo 29 maggio. Noi diciamo NO. La nostra città non può accettare cortei di chi inneggia al fascismo”. Mattia Feltri se la ride e prende in giro l’elmetto partigiano indossato dalla sindaca. E così facendo riequilibra i toni del giornale rispetto all’intervista smielata che sempre La Stampa aveva concesso alla Raggi, a firma di Fabio Martini.

Mattia Feltri se la ride: Raggi pensa di avere i poteri del questore

“L’antifascismo – scrive Feltri –  è perfetto per ogni guardaroba: non c’è cravatta a cui non si abbini. CasaPound vorrebbe sfilare il 29 maggio per portare alto il tricolore, e conservare fiero il cuore, e altre arditezze di medesimo stampo, e Raggi ha risposto giammai, i fascisti a Roma non sfilano, non accetterò cortei di chi inneggia al fascismo. In nome dell’antifascismo tutto si può, persino attribuirsi i poteri di vietare la piazza per motivi politici a un movimento a cui, secondo legge, è consentito diffondere giornali e presentarsi alle elezioni. Ma sfilare no! Se lo scordino! Perché? Perché a Raggi non le garba. Non proprio una posizione che affonda le radici nella più fertile cultura democratica, a dimostrazione di quanto sosteneva Mino Maccari: da un certo punto in poi il fascismo si è diviso in due correnti, fascismo e antifascismo”.

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