Reggio Emilia, schiaffo alla sinistra: il Tribunale non riconosce la genitorialità a due coppie gay
Il Tribunale di Reggio Emilia ha respinto nei giorni scorsi le richieste di riconoscimento genitoriale avanzate da due coppie gay unite civilmente. Si tratta degli atti di riconoscimento della consigliera comunale Fabiana Montanari e di Samantha Campani, e della coppia di Andrea Manghi e Jessica Zanetti. In entrambi i casi, i minori sono stati registrati all’Anagrafe subito dopo la nascita come figli delle sole madri biologiche: a breve distanza di tempo, le coppie hanno effettuato il riconoscimento dell’altro genitore nel registro degli atti di nascita dall’Ufficiale di stato Civile del Comune di Reggio Emilia, davanti al sindaco Luca Vecchi. Nei confronti di questi due atti di riconoscimento, la Procura della Repubblica di Reggio ha presentato ricorso al Tribunale che ha accolto i ricorsi.
Il Tribunale nega il riconoscimento genitoriale a due coppie gay
A quanto riporta lapressa.it, il Tribunale ha cioè dichiarato i riconoscimenti non rispondenti alla legge. E questo nonostante il consenso prestato dalle madri biologiche. I giudici hanno ritenuto che l’articolo 8 della legge 40/2004 sia applicabile esclusivamente alle coppie eterosessuali, coniugate o conviventi, e non anche alle coppie omosessuali.
Riconoscendo il vuoto legislativo in materia di riconoscimento di figli nati da due donne a seguito di procreazione mediamente assistita eterologa e richiamando la sentenza 32/2021 della Corte Costituzionale, il Tribunale di Reggio Emilia ha ritenuto che «il rapporto di filiazione, inteso come fenomeno fattuale, prescinde da una identificazione normativa e può sorgere e svilupparsi nell’ambito di un’unione civile, o di una stabile convivenza che riproduca la quotidianità della vita familiare, anche indipendentemente dalla esistenza di un riconoscimento da parte del genitore intenzionale».
Le due coppie gay: «Una brutta pagina»
Scoppia la polemica. «Non esistono bambini di seria A e bambini di serie B. Eppure la decisione del Tribunale stabilisce questa discriminazione. Le nostre sono famiglie a tutti gli effetti, che però ogni giorno devono impegnarsi sempre un po’ più delle altre per ricordare che esistono e per conquistare diritti che per molti sono un dato scontato. Come quello di vedersi riconosciuti dalla legge come genitori». A parlare sono le due coppie a quanto riporta il quotidiano lapressa.it. «Reggio Emilia è sempre stata all’avanguardia sul tema dei diritti civili. Ma quella che è stata scritta in queste settimane è davvero una brutta pagina».
L’Arcigay: «Vuoto legislativo»
Per il presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini «il Tribunale di Reggio Emilia agisce ricordandoci che la legge sulle Unione civili, gradino fondamentale verso l’uguaglianza, non è che un piccolo passo, insufficiente. In Italia le persone Lgbti valgono solo come singole persone che si uniscono, ma non come madri e padri. Eppure siamo genitori e genitrici, e le nostre famiglie esistono».