Roma, prove di intesa Pd-M5S: Zingaretti verso il “sì”. Ma la Raggi già alza le barricate
Sarebbe una candidatura che stura e non ottura. Più che la presunta popolarità, è questo il principale motivo per cui Enrico Letta corteggia insistentemente Nicola Zingaretti con l’obiettivo di dirottarlo sul Campidoglio. Se accettasse, infatti, lascerebbe la poltrona della presidenza regionale, adeguata moneta di scambio per convincere i 5Stelle a mollare Virginia Raggi. Facile a dirsi, meno a farsi. Il primo ostacolo lo ha piazzato proprio l’attuale sindaca. Fiutato il pericolo, ha infatti già alzato il ponte levatoio e piazzato gli archibugi sotto forma di liste civiche senza il simbolo del M5S.
Ieri incontro Letta-Di Maio
Ad appoggiarla, Alessandro Di Battista e Casaleggio Jr., scesi in campo a suo sostegno al grido di «a decidere sono i cittadini e non i partiti». Un altolà indirizzato soprattutto a Luigi Di Maio, che proprio ieri ha avuto un abbonamento sul tema con Letta. Va da sé che la resistenza della Raggi vanifica la prima delle condizioni cui lo stesso Zingaretti ha subordinato il proprio “sì“: alleanza con i grillini sin da primo turno. L’altra riguarda il differimento di un mese delle elezioni per la Regione rispetto a quelle per il Campidoglio. In ogni caso, che l’ex-segretario stia seriamente pensando di correre per la sindacatura è avvalorato da due indizi. Il primo riguarda il numero dei concorrenti alle primarie del prossimo 20 giugno, che da ieri si è praticamente fermato.
Le condizioni di Zingaretti
Il secondo concerne sta nel possibile slittamento del tavolo della coalizione fissato per questa sera. Una scelta legata alle 24 ore di tempo chieste da Di Maio per consultare Conte e quel che resta dei vertici del Movimento. Nel frattempo, che a candidarsi sia Zingaretti o l’ex-ministro Roberto Gualtieri, resta irrisolta per il Pd la “grana Calenda“. Il leader di Azione non ha infatti alcuna intenzione di sgombrare il campo. A guardare con interesse lo sviluppo delle dinamiche romane è anche il Pd di Napoli, altra città al voto in autunno. Qui la soluzione potrebbe essere Roberto Fico. Anche la sua è una candidatura che stura. Ma in questo caso a prevalere è la paura che sia il centrodestra ad aggiudicarsi la presidenza della Camera liberata dal grillino.