Se non è fascista la statua è fascista la divisa… L’Anpi contesta l’omaggio di Genova a Giorgio Parodi
Lo scorso 14 maggio 2021 è stata inaugurata a Genova una statua di Giorgio Parodi, cofondatore nel 1921 della Moto Guzzi. Ma ne sono nate polemiche, alimentate dal solito antifascismo anacronistico. Lo storico Pietro Millefiore ha avuto da ridire perché Parodi è rappresentato in divisa. “Non è il ritratto dell’imprenditore coraggioso e lungimirante delle mitiche Moto Guzzi.- ha scritto su Fb – Ma il militare volontario in due guerre mondiali e in una guerra coloniale fascista“.
L’Anpi contro la statua di Parodi: un graffio alla città
L‘Anpi di Genova ha rincarato la dose : “E’ una di quelle modalità, sempre più diffusa, per fare un po’ di revisionismo storico. Quello era un militare non solo di leva e chiamato in guerra, ma partito volontario per andare a bombardare donne e bambini inermi. Il fatto che sia stato scelto di rappresentare il soggetto in divisa è uno dei tanti graffi che si fanno sulla pelle della città”.
I guzzisti replicano: Parodi era un eroe di guerra
Critiche alle quali gli amanti della Moto Guzzi hanno replicato facendo notare come l’impegno di Parodi nell’esercito sia stato frutto di un servizio continuo dal 1915 al 1945 senza mai ricevere il congedo: per questo era stato continuamente richiamato. E sottolineano anche le cinque medaglie d’argento ricevute, anche per operazioni di salvataggio dei compagni, in cui perse anche l’uso di un occhio.
Parodi e l’idea di costruire motociclette di nuova concezione
Giorgio Parodi nacque nel 1897 a Venezia, e allo scoppio della Grande Guerra non esitò a falsificare documenti per poter partire volontario e servire la patria. Durante il conflitto divenne pilota di aerei, conquistandosi ben tre medaglie d’argento al valore, cui ne seguiranno altre. Era molto amico con un collega pilota, Giovanni Ravelli, campione motociclista e pilota da caccia nella Serenissima. I due conobbero e strinsero amicizia con Carlo Guzzi, maresciallo della Regia Marina, anch’egli appassionato di motociclette e di motori. Subito dopo la guerra, Guzzi propose ai due piloti di costruire motociclette da nuova concezione. Si trovarono subito d’accordo, e in effetti era un trio ben assortito: giovani, coraggiosi, ex militari, entusiasti.
La morte dell’amico Ravelli e l’aquila d’oro
Il padre di Carlo Guzzi era uno stimato ingegnere, come il fratello Giuseppe, quello di Giorgio Parodi era un armatore genovese, Emanuele, che tra l’altro finanziò la fabbrica con ben duemila lire, e Giovanni Ravelli era un famoso campione motociclista e asso dell’aviazione, che avrebbe potuto mettere in campo il suo prestigio sportivo. Ma Ravelli, bresciano, nel corso di un volo di collaudo nel 1919 ebbe un incidente aereo e morì, segnando in questo modo il futuro della Moto Guzzi. Perché quell’aquila d’oro ad ali spiegate che ancora oggi vediamo su tutte le moto della Guzzi, rappresentano la presenza eterna di Giovanni Ravelli nella società, per espresso desiderio di Parodi e Guzzi.