Stupro di gruppo in casa Grillo, nuovi verbali. La verità della vittima: «Non riuscivo a urlare, mi sentivo morire»
Non riusciva a urlare, era bloccata, si sentiva morire. È il racconto della violenza sessuale subita da Silvia (nome di fantasia), la studentessa italo-norvegese di 21 anni, nella villa di Beppe Grillo a Porto Cervo nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019.
Le violenze di gruppo nella villa di Grillo
Nelle due deposizioni davanti al procuratore capo di tempio Pausania Gregorio Capasso descrive la drammatica sequenza dello stupro di gruppo. Accusa Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia di averla violentata a turno. Venti giorni fa i pubblici ministeri hanno chiuso le indagini. Si attende la richiesta di rinvio a giudizio per i quattro imputati genovesi. Accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata dall’uso degli alcolici. Ma molto probabilmente, slitterà ancora di qualche settimana. Perché i difensori di tre di loro hanno chiesto un nuovo interrogatorio.
La vittima: non riuscivo a urlare, ero anestetizzata
I giudici si concentrano sulla sua mancata reazione della vittima. “Perché non riuscivi a urlare?” chiedono. “Perché, cioè, ero… più concentrata a tirarlo via o comunque… sì, poi c’erano anche gli altri.. ero in una situazione un po’ che mi vergognavo… Non lo so..”».
Il primo stupratore ha abusato di lei prima in una camera e poi nel bagno. Ha provato a scappare, racconta, ma davanti alla camera (senza porta) c’erano gli altri tre ragazzi della compagnia. Che bloccavano il passaggio. “Mi ha lanciato il suo asciugamento addosso, me l’ha tirato addosso. Sono scoppiata a piangere e loro pur avendo visto tutto continuavano a ridere.”.
Il primo stupro in camera da letto. Poi in bagno
Dice di averlo detto alla sua amica. Che però ha risposto facendo spallucce ed è tornata a dormire. “mi ha lanciato il suo asciugamento addosso, me l’ha tirato addosso. Sono scoppiata a piangere. E loro pur avendo visto tutto continuavano a ridere…”. Prima è stata violentata da Francesco Corsiglia. Poi dopo un paio d’ore da Ciro, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. Spiega di aver accettato di andare a comprare le sigarette perché pensava che così l’avrebbero riportata a casa. Invece quando tornano nella villa l’incubo ricomincia.
“Quando camminavo non sentivo i piedi a terra”
Il 17 febbraio 2020 il procuratore e la pm la risentono. E insistono sui punti allora non chiariti. Perché non ha chiesto aiuto o non è fuggita durante le violenze? Soprattutto tra il primo e il secondo episodio. “Io in quel momento mi sentivo quasi come arresa. Quando camminavo non sentivo i piedi per terra». E ancora, quando dice di essere stata costretta a bere vodka. “Mi sono lasciata andare. Un po’ per paura. Un po’ perché non capivo veramente cosa mi stesse succedendo”.
Nessun bacio in discoteca con Ciro
Della violenza di gruppo racconta di sentire il suo corpo come se fosse anestetizzato. “Provavo a tirarmi su, anche con la testa, poi ho iniziato a vedere nero e sono svenuta. Cioè mi son spenta, ho visto nero”. In un altro punto del verbale spiega di essere ‘terrorizzata”. Poi nega il bacio in discoteca, al Billionaire, con Grillo junior. “No, non è vero”, reagisce Silvia. Poi ammette, «Sì, un flirt». Le chiedono anche di Francesco, il ragazzo che lei dice l’ha violentata per primo. “A tavola dov’ eri seduta, te lo ricordi?”. «Mi ero messa tipo in braccio a Francesco, un attimo, però ho sempre messo bene in chiaro cosa volessi e cosa no“.