Un’altra notte di guerra tra Gaza e Israele: vertice d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu
Lo scontro tra Israele e Hamas sarà oggi al centro di un Consiglio di sicurezza straordinario dell’Onu. Finora a nulla sono valsi gli appelli e gli avvertimenti della comunità internazionale per una distensione. E il bilancio delle violenze, che ormai hanno contagiato tutto il Paese, resta ogni giorno pesantissimo. Il Jerusalem post di oggi parla di almeno 5 israeliani morti per i razzi lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele, che a sua volta ha colpito obiettivi nell’enclave palestinese. Secondo il ministero della Salute di Gaza, da lunedì sono 35 le persone morte nelle operazioni israeliane nella zona, tra le quali 12 minori e 3 donne. Le stesse fonti riferiscono anche di 233 feriti. Ma la conta di vittime e feriti continua a salire di ora in ora.
La pioggia di fuoco tra Gaza e Israele
Secondo quanto riferito dalle forze di sicurezza israeliane (Idf), citate dal Times of Israel, da lunedì sera, inizio dell’escalation, i razzi e i colpi di mortaio lanciati dalla Striscia di Gaza sono stati oltre 1.050 razzi, 200 dei quali sono caduti all’interno dell’enclave palestinese. I razzi hanno raggiunto anche Tel Aviv, che a un certo punto è stata costretta a chiudere l’aeroporto, deviando i voli su Cipro. Le Idf hanno anche fatto sapere di aver attaccato circa 500 obiettivi per colpire personale, armamenti e infrastrutture di Hamas.
La Jihad islamica: «Divoreremo il nemico»
«Divoreremo il nemico con un diluvio di fuoco. La nostra resistenza durerà fino a quando il regime sionista non fermerà i crimini a Gerusalemme: è una linea rossa per tutti i palestinesi e non resteremo a guardare mentre è attaccata. Gaza oggi combatte per liberare Gerusalemme», ha detto a Repubblica, in una telefonata da Gaza City, Tareq Al Salmi, portavoce della Jihad islamica palestinese. «Questa escalation – ha aggiunto – è iniziata per sostenere i palestinesi di Gerusalemme e per fermare le politiche di apartheid praticate dall’occupazione israeliana, in particolare ciò che sta accadendo nella moschea di Al Aqsa e nel quartiere di Sheikh Jarrah».
Netanyahu: «Hamas pagherà un caro prezzo»
Ieri sera il premier israeliano Benjamin Netanyahu è tornato ad avvertire che Hamas e la Jihad islamica «pagheranno un caro prezzo» per gli attacchi lanciato contro le zone meridionali e centrali di Israele. «Hanno le mani sporche di sangue», aveva aggiunto, annunciando che le forze israeliane continueranno i loro attacchi nella Striscia.
Cade nel vuoto l’appello Onu per il «cessate il fuoco ora»
È dunque in questo contesto che si riunisce oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il cui inviato per la pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, nella notte ha lanciato un appello su Twitter per il «cessate il fuoco immediato». «Ci stiamo intensificando verso una guerra su vasta scala. I leader di tutte le parti – è stato il messaggio – devono assumersi la responsabilità della riduzione della scala. Il costo della guerra a Gaza è devastante e viene pagato dalla gente comune. L’Onu sta lavorando con tutte le parti per ripristinare la calma. Fermate la violenza adesso».
La riunione del Consiglio di sicurezza su Gaza e Israele
Proprio da Wennesland oggi il Palazzo di vetro attende un rapporto sulla situazione, che, secondo quanto trapelato, sarà a porte chiuse. Secondo fonti diplomatiche, a chiedere la riunione di oggi sono stati diversi Paesi, tra i quali Cina, Tunisia, Norvegia, Francia, Estonia, Irlanda. La riunione arriva dopo che in un precedente incontro, lunedì, il Consiglio di Sicurezza non era riuscito a raggiungere l’accordo per una dichiarazione congiunta.
Gli Usa: «Inamovibile sostegno a Tel Aviv»
Intanto ieri la Casa Bianca è tornata a condannare gli attacchi di Hamas, sottolineando che Joe Biden ha chiesto ai suoi funzionari di inviare sia da israeliani che a palestinesi «un chiaro messaggio teso a far rientrare l’escalation». «Il sostegno del presidente alla sicurezza di Israele e il suo legittimo diritto a difendersi e difendere il proprio popolo è fondamentale e non verrà mai meno», ha detto ancora la portavoce di Joe Biden, Jen Psaki. Un messaggio ribadito anche nella telefonata avvenuta nella notta tra il consigliere per la Sicurezza nazionale di Biden, Jake Sullivan, e il consigliere israeliano, Meir Ben Shabbat, ribadendo l’«inamovibile sostegno» degli Usa a Israele.