Anche la torta di mele è razzista. Il delirio della cancel culture invade pure la cucina…
Anche la torta di mele è razzista. L’accusa proviene dalla rubrica di cucina del Guardian a firma di un giornalista indiano, Raj Patel. E così il politicamente corretto si intrufola tra i ricettari, e la cancel culture colpisce anche la buona tavola. Un delirio dal quale non sembra esserci scampo, un folle desiderio di fare tabula rasa di ogni tradizione, anche quella delle torte della nonna… “Bisogna fermarli prima che sia troppo tardi”, commenta Maria Giovanna Maglie su Twitter.
The Guardian bolla come razzista la torta di mele
La notizia l’aveva rilanciata il sito Dagospia. “Il Guardian – ha scritto – è stato deriso per aver bollato come razzista la tipica torta di mele. Uno dei suoi giornalisti che si occupa di cucina, Raj Patel, in un editoriale, ha scritto che il dessert americano è frutto del colonialismo e della schiavitù”.
Il pezzo choc di Raj Patel su mele e zucchero
Raj Patel (Londra, 1972) è un economista, accademico e giornalista inglese, studioso della crisi alimentare mondiale e attivista. È inoltre riconosciuto come il più autorevole rappresentante della filosofia della condivisione.
Il suo pezzo si intitola «L’ingiustizia alimentare ha radici profonde: cominciamo con la torta di mele americana». Così scrive Patel: «Le mele hanno viaggiato nell’emisfero occidentale con i coloni nel 1500 in quello che veniva definito lo scambio colombiano, ma ora è meglio compreso come un vasto genocidio di popolazioni indigene». I meli, per i colonizzatori, erano simbolo di conquista.
Lo zucchero e il cotone simbolo di sfruttamento e schiavismo
Patel ce l’ha anche con lo zucchero: un prodotto – spiega nel suo pezzo – indissolubilmente legato al commercio di schiavi francesi a New Orleans. E non finisce qui: anche il panno a quadretti su cui tradizionalmente si lascia raffreddare una torta di mele, secondo il giornalista, è uno scippo degli occidentali “cattivi”. Ha spiegato infatti che i nativi americani indossavano già il cotone quando Cristoforo Colombo sbarcò in America nel 1492.
Anche il sistema alimentare nasconde una lotta di classe
Secondo Patel, infine, «la storia del sistema alimentare statunitense è sempre stata, tuttavia, una storia di lotte. “Giustizia alimentare” è un termine comprensibile solo perché le comunità oppresse e sfruttate si sono organizzate per vendicarsi contro le predazioni del capitalismo statunitense». Non si capisce bene che cosa si dovrebbe fare in nome della giustizia alimentare: non cucinare più la torta di mele oppure abolire proprio il frutto schiavista dalle nostre tavole? E lo zucchero? Abolirlo del tutto per fare ammenda dello schiavismo?