Black lives matter, il pressing della sinistra piega la Nazionale: azzurri in ginocchio contro il Belgio
“Nì” contro il Galles, “no” contro l’Austria, forse “sì” contro il Belgio. Sarà probabilmente un virus con più varianti del Covid-19 quello che impedisce all’Italia, in questo caso quella del pallone, di tenere il punto. Fatto sta che, almeno a dar retta agli ultimi boatos, pare che la Nazionale abbia deciso di piegarsi alla mistificazione del Black lives matter e quindi di inginocchiarsi in campo subito dopo il fischio d’inizio del match contro Lukaku e compagni. «Lo faremo per solidarietà con i belgi e non per la campagna in sé», ha provato a mediare capitan Chiellini. Per Ignazio La Russa è «una scelta insensata». Più che altro è indicativa dello stato di disagio che l’inginocchiamento coatto sta creando nello spogliatoio. La questione, chiariamolo subito, non ci angoscia più di tanto. Ci dispiacerebbe molto di più se l’undici di Mancini si inginocchiasse di fronte all’avversario con tanti saluti ai nostri sogni di gloria.
Chiellini: «Lo faremmo per solidarietà con gli avversari»
Ma al netto degli scongiuri sportivi, il dietrofront della Nazionale qualche riflessione la impone. A cominciare dalla sua eccessiva esposizione alle sollecitazioni esterne. Non è una novità. Accadde anche alla Nazionale di Enzo Bearzot poi uscita trionfatrice dal mundial in terra spagnola. In quel caso, tuttavia, la stampa italiana ne diceva peste e corna per sottolinearne le scialbe prestazioni nella prima fase del torneo. Ora è diverso. Le pressioni non riguardano né il gioco né il risultato dei ragazzi allenati da Mancini, ma la loro riluttanza a partecipare ad un rito divenuto già stucchevole e indigesto per il buonismo moralista che vi tracima. Il “nì“, poi “no” che ora può trasformarsi in “sì” segnala un crescendo di pressioni intorno alla squadra.
La Nazionale va protetta dalle strumentalizzazioni politiche
Pressioni politiche, ovviamente. Ne troviamo traccia nelle parole pronunciate da Enrico Letta («tutta la squadra avrebbe dovuto inginocchiarsi» ) dopo il match contro il Galles che aveva trovato in posizione solo cinque atleti (il “nì“, appunto). Così come in quelle di Laura Boldrini, convinta che l’inginocchiamento sia l’arma segreta per debellare il razzismo. Da ridere. In compenso, le è riuscito di frastornare Chiellini, ormai virale sui social per essersi detto pronto «a combattere il nazismo in un altro modo…». Ma tant’è: la sinistra delle celebrity (la definizione è di Federico Rampini) non può permettersi la defezione del calcio. La compattezza dello star system intorno ai falsi totem del politicamente corretto viene prima di tutto. Anche prima della tranquillità (e dei successi) della Nazionale.