Centrodestra, Salvini stoppa Berlusconi: «I partiti unici creati a tavolino non funzionano»
C’è Giorgia Meloni, che ha già ripetutamente spiegato di credere nel valore aggiunto delle differenze e quindi di essere contraria anche solo al progetto della federazione. Ora a dire no all’idea di Silvio Berlusconi di dare vita a un partito unico del centrodestra arriva, esplicito, anche Matteo Salvini. «I partiti unici creati a tavolino dalla sera alla mattina non funzionano», ha commentato il leader della Lega, a margine del vertice con cui il centrodestra ha lanciato la candidatura di Roberto Occhiuto e Nino Spirlì per la Regione Calabria.
Salvini stoppa Berlusconi sul partito unico
Salvini, raccontando di essere in costante contatto con Arcore, ha rilanciato dunque la federazione. «Un centrodestra unito e compatto è un valore aggiunto per noi, per Draghi e per il Paese». E ancora: «Io mi accontento di unire il centrodestra e farlo parlare con una voce unica». Il leader della Lega, secondo quanto emerso, si prefiggerebbe di dare prima vita a un coordinamento dei gruppi parlamentari, magari con uno speaker unico, per poi procedere a tappe verso la federazione.
Una strada in salita
Ma la strada, con Berlusconi che ha rilanciato in una direzione diversa da quella del “capitano”, ora appare più che mai in salita. Fonti vicine ai leader raccontano che la questione per ora non sarà affrontata in modo organico, perché prima c’è da sciogliere il nodo delle candidature. Il prossimo appuntamento è già fissato per giovedì della prossima settimana, il 24, quando i leader si ritroveranno nuovamente intorno al tavolo per decidere i nomi più validi per Milano, Bologna e Napoli. Dunque, dall’indomani in poi il dossier sulla forma del centrodestra potrebbe uscire dal piano dei messaggi a distanza ed entrare in quello del confronto politico vero e proprio.
I mal di pancia interni a Forza Italia
Certo, i due leader devono vedersela non solo con le reciproche diverse posizioni, ma anche con i mal di pancia interni, emersi più che chiaramente soprattutto negli ambienti azzurri. È nota, infatti, la contrarietà di esponenti di primo piano di Forza Italia, come Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, ma anche Renato Brunetta, al progetto del partito unico. E anche a quello della federazione. C’è poi il tema di FdI che, compattamente al proprio interno, dice no a forme di aggregazione che portino a una perdita di identità dei singoli partiti, che invece separati ma uniti in coalizione risultano ciascuno gradito agli elettori e, quindi, vincenti.
Anche l’anima centrista si divide
Non va meglio neanche sul fronte delle altre forze che rientrano nel perimetro del centrodestra. Mentre l’Udc di Lorenzo Cesa e Noi per l’Italia di Maurizio Lupi, infatti, hanno sposato entusiasticamente l’idea di un patto federativo per lo meno tra i partiti che sostengono Draghi, Coraggio Italia di Toti e Brugnaro è contrario. Anche perché, c’è da dire, il primo a volerlo escludere è Berlusconi, che il partito unico del centrodestra lo vede aperto a tutti, tranne che a loro, sui quali ha espresso un preciso, esplicito veto. Dunque, allo stato attuale i progetti per federare o addirittura fondere il centrodestra risultano per lo più divisivi. Insomma, vanno esattamente nella direzione opposta che si prefiggono.