Chierichetto sui migranti, mangiapreti sulla Zan: anche Fico tuona contro le «ingerenze vaticane»
Quanti anticlericali a sinistra. E quanti difensori della sovranità del Parlamento. Peccato vederli all’opera solo ora che – Concordato alla mano – la Chiesa chiede al governo di «rimodulare» il ddl Zan sull’omotransfobia. Chissà perché li ricordiamo tutti travestiti da zelanti chierichetti quando dal Papa ai vescovi era tutto un coro in favore dei migranti. Allora a digrignare i denti era la destra, sebbene in cuor suo consapevole che non era certo da loro che poteva partire il plauso ai porti chiusi. Oggi invece tocca alla sinistra, che però pretende che la Chiesa le regga la corda con cui cerca di impiccarla. L’immagine è un po’ forte, ma calzante. Stupisce perciò che tra i censori dell’interventismo d’Oltretevere figuri anche Roberto Fico.
Fico: «Il Parlamento è sovrano»
E non perché fosse lecito attendersi da lui una posizione diversa nel merito. Ma perché era auspicabile che dal presidente della Camera arrivassero parole più meditate (e studiate) di quel «non accettiamo ingerenze» pronunciato negli studi di Agorà, su Raitre. La terza carica dello Stato non può ignorare che i rapporti tra Italia e Santa Sede sono regolati da un Concordato. Né può sorvolare sulla circostanza che è proprio su quel Trattato che s’innesta la nota verbale trasmessa dal Vaticano al governo italiano. La Chiesa non vuole limitare la sovranità del Parlamento, ma solo difendere se stessa dai pericoli annidati nel ddl Zan. Bisogna partire dalla consapevolezza che la differenza di genere è materia non negoziabile per la Chiesa. Nella Bibbia è infatti scritto che «maschio e femmina Dio li creò».
Il presidente della Camera ignora il Concordato
Una distinzione incompatibile con la lettera e con lo spirito del ddl Zan, che non per niente considera discriminatorio e perciò meritevole di sanzione penale ogni espressione negatrice di ulteriori identità di genere. E la Chiesa è anche catechesi, magistero, insegnamento. Come potrebbe continuare a svolgere tale missione senza esporre al rischio di un’incriminazione i suoi rappresentanti? Nasce da qui la necessità di richiamare lo Stato italiano al rispetto del Concordato, in particolare dell’articolo 14. Tanto più che – tra vescovi e sacerdoti – il numero degli uomini di Chiesa inquisiti nei Paesi dove vigono norme simili alla Zan si avvia a configurare un’emergenza ben più ampia di quella che quelle stesse leggi si prefiggono di contrastare. Si tratta di verità che avrebbe potuto dire anche Fico. Se prima di parlare avesse studiato. Anche solo un po’.