D’Alema nostalgico: ricorda la visita a Pechino del ’78 ed elogia «i meriti del comunismo cinese» (video)
Non è chiaro se la vena di malinconia che compare sul suo volto mentre parla della visita fatta a Pechino nel ’78, quando era segretario dei Giovani comunisti italiani, sia dovuta alla nostalgia per la gioventù o a quella per i bei tempi andati in cui il Pci organizzava scambi culturali con la Cina. Certo è che Massimo D’Alema, nell’intervista concessa a New China Tv, ne parla con un certo compiacimento, sottolineando anche, con tanto di gesto della mano, che l’Hotel Bejing, nel quale erano «ospitati», era forse all’epoca «l’edificio più grande di Pechino». L’intervista di D’Alema risulta alla fine un grosso spot per il comunismo che fu e per quello che è. Che, dice l’ex premier, «in un tempo che io ritengo molto breve ha compiuto uno straordinario salto verso la modernità, verso il progresso, e sicuramente è il grande merito storico del partito comunista».
Pechino si vanta dell’intervista dell’ex premier
Rilasciata a Roma, l’intervista è stata rilanciata sui social dalla portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, in passato – ricorda l’Adnkronos – finita al centro delle polemiche per avere postato un video il cui montaggio manipolato lasciava intendere che nelle strade di Roma gli italiani avessero suonato l’inno cinese, intonando «Grazie Cina», per gli aiuti ricevuti durante la prima ondata del Covid.
D’Alema elogia gli straordinari risultati del comunismo
Ora arriva questa intervista di D’Alema, che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per i cento anni del partito comunista cinese. Non è chiaro quanto il montaggio incida sul tono complessivo, ma non ci sono dubbi sul fatto che D’Alema dica che «la cosa più importante che la Cina è riuscita a fare è fare uscire almeno 800 milioni di persone dalla povertà: è un risultato straordinario». «Mai nessun Paese nella storia dell’umanità – aggiunge – è riuscito a realizzare una così immensa trasformazione della vita delle persone».
La sponda a Pechino di fronte al G7
L’ex premier, che oggi è presidente onorario della Silk Road Cities Alliance, un’associazione legata al governo di Pechino, prosegue poi elogiando gli sforzi della Cina per mettere in campo «uno sviluppo più compatibile coi bisogni dell’ambiente» e parlando dei «problemi del dopo pandemia», dalla ripresa economica ai cambiamenti climatici. «Tutto questo – sostiene D’Alema – richiede una forte collaborazione internazionale. Direi un salto di qualità nella collaborazione internazionale». Il modello occidentale «è diverso dalla Cina», rileva D’Alema. «Ma io credo che lo sforzo principale debba essere quello di riprendere la via di una forte collaborazione», conclude l’ex premier, lanciando un messaggio che appare nettamente controcorrente rispetto alle conclusioni del recente vertice del G7.
Calenda: «Più grave di lodare il fascismo»
«Lodare il Comunismo in Cina è grave quanto e più che lodare il fascismo, milioni di morti e centinaia di milioni nelle mani di un dittatore squilibrato: spero che D’Alema anche di questo abbia parlato. Altrimenti andrebbe stigmatizzato in primo luogo dai progressisti», ha commentato Carlo Calenda su Twitter.
Ma D’Alema è in buona compagnia: il tweet di Grillo
D’Alema comunque nel suo posizionamento si trova in buona compagnia di Beppe Grillo, che oggi su Twitter ha scritto che «negli ultimi due giorni abbiamo assistito ad una parata ideologica come non se ne vedevano dalla caduta del muro di Berlino». «Il G7 prima e la riunione della Nato poi hanno colto l’occasione per sparare a palle incatenate contro il “nemico”», ha cinguettato Grillo, citando e postando un articolo di Andrea Zhok, che fa riferimento a Cina e Russia come bersagli dell’Alleanza atlantica e dell’Occidente.