Ddl Zan, all’ora di educazione civica la classe deve sorbirsi il monologo di Fedez. Genitori infuriati
Continuano le denunce di presunti abusi educativi in diverse scuole italiane, in particolare durante l’ora di educazione civica sul tema gender e ddl Zan. Sotto i riflettori l’istituto comprensivo Niccolò Pisano, a Pisa dove in una prima e terza media, durante l’ora di educazione civica, l’insegnante ha proiettato il monologo del rapper Fedez del primo maggio, per parlare di ddl Zan e transgender.
Ddl Zan, le proteste dei genitori
Sulla vicenda, denunciata da un gruppo di genitori allarmati dalla presunta assenza di contraddittorio è intervenuta Giusy D’Amico, presidente dell’Associazione “Non si Tocca la Famiglia”, che all’Adnkronos riferisce: «Abbiamo inviato più volte alle direzioni didattiche segnalazioni e richieste di sano confronto per la valorizzazione del pluralismo culturale a fondamento della formazione del libero pensiero critico delle nuove generazioni. Ma nessuna risposta». Contattato dall’Adnkronos, il preside Lucio Bontempelli conferma: «Ho ricevuto, letto le email e non ho risposto. Ma le richieste dell’Associazione (scritte su richiesta di un gruppo dei genitori della scuola – ndr) erano irricevibili. Violano il buon senso e sono inaccoglibili da una struttura pubblica».
Ddl Zan, la replica del dirigente
L’Associazione, che ad oggi non ha ancora ricevuto alcun riscontro, accusa la dirigenza didattica «di negazione assoluta di confronto democratico». Ma il dirigente scolastico controbatte. «La mia opinione è diversa. L’Associazione non doveva avanzare richieste fuori luogo. Tra l’altro, il rapporto con la stampa mi fa capire che non sono persone aperte al dialogo. Noi non andiamo sui giornali tutti i giorni, noi discutiamo nelle classi. Io so da chi viene la protesta e non posso considerarla affidabile. E la stessa Associazione da quanto scrive mostra di non conoscere alcune leggi».
Le email inviate dall’Associazione alla scuola
Quali sono le richieste dei genitori che il preside definisce “fuori luogo” e pertanto non risponde? L’Adnkronos ha visionato le email inviate da “Non si tocca la Famiglia” alla scuola. Questa la domanda più volte fatta ma non accolta dal dirigente scolastico: «…Chiediamo una risposta da inoltrare alle famiglie che hanno contattato il nostro ufficio scuola, affinché venga proposto un democratico contraddittorio in classe per offrire un orizzonte più ampio e inclusivo del tema, con esperti che mettiamo fin d’ora a disposizione del vostro istituto». L’anno scolastico è terminato e il contraddittorio richiesto non c’è stato. La replica: «Non era necessario. Prima di essere contattato dall’Associazione, a seguito delle polemiche di alcuni genitori avevo sentito la docente ed approvato la lezione. Poi parlato con un loro portavoce».
I riferimenti alle note ministeriali indicate dai genitori
Queste le obiezioni e i riferimenti alle note ministeriali indicate dai genitori attraverso “Giù le mani dalla Famiglia” nelle email alla scuola (inviate il 24 maggio ed il 14 giugno 2021), che il Dirigente ha definito “irricevibili” e “polemiche”: «…perché senza il consenso dei genitori si è trattato un tema politico come il disegno di legge Zan…» dato che «…la nota ministeriale n. 19534 del 20/11/2018 definisce che le attività di ampliamento dell’Offerta Formativa necessitano del consenso informato dei genitori o degli alunni, se maggiorenni…» e tanto più che «nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, all’articolo 26, comma 3, si legge: “i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai figli”; «…come può proporsi lo sviluppo di una effettiva alleanza educativa tra la scuola e famiglia, quando temi tanto sensibili non solo non erano presenti nell’ampliamento dell’offerta formativa, ma anche sconosciuti i momenti in cui sarebbero stati trattati?».
La richiesta di esonero
Il dirigente scolastico replica all’Adnkronos: «Ottenere l’esonero? Nell’ordinamento italiano non è previsto». Risposta data ad una delle mamme denuncianti che sempre all’Adnkronos riferisce: «Ho chiesto di esonerare mio figlio dall’educazione gender a scuola con consenso informato e il preside mi ha consigliato di andare in un istituto cattolico spendendo soldi».
«Quello che ha detto Fedez è vero»
Nel quadro, entrano in scena anche le contestazioni dei bambini che già in classe durante la lezione di educazione civica avrebbero obiettato alla professoressa di non sapere se quello che diceva il rapper rispondesse a verità: «È vero. I ragazzi hanno sollevato questa obiezione. E la docente ha aperto il dibattito – conferma il preside – Ma non è che ogni volta si può fare vedere un video opposto. Ha disturbato il riferimento fatto da Fedez ai forni crematori citati dai leghisti? È il politico che non doveva dirlo, non noi che invece possiamo riferirlo. Non si può ribaltare la realtà. E quello che ha detto Fedez è vero. Ma poiché chiaramente non si può fare di tutta l’erba un fascio – conclude il dirigente scolastico – sarà compito della Lega distaccarsi da queste affermazioni, cosa che è stata detta in aula dalla docente».
Il sottosegretario Sasso: «Furore ideologico sull’identità di genere»
Sulla vicenda è intervenuto il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso. Sentito dall’Adnkronos ha detto che quanto avvenuto a Pisa «conferma come il mondo della scuola stia subendo fortissime pressioni da parte di chi vuole imporre a tutta la comunità il proprio furore ideologico sull’identità di genere. Le segnalazioni ormai non si contano più, in particolare da quando si può utilizzare il disegno di legge Zan come scusa per poi allargare strumentalmente il discorso ad argomentazioni e tesi più estreme». Poi aggiunge: «Le dichiarazioni del dirigente scolastico, se confermate, sarebbero di una gravità assoluta: sia per l’arroganza con cui sono state ignorate le legittime rimostranze delle famiglie sia per le considerazioni politiche del tutto inappropriate».
Sasso sollecita un’ispezione ministeriale
Sasso puntualizza: «Un preside non si rivolge in quel modo a delle madri né smette i panni dell’educatore per indossare quelli dell’agitatore politico. Solleciterò personalmente il ministro Bianchi affinché venga predisposta un’ispezione ministeriale che faccia luce su eventuali comportamenti inappropriati. Nessuno può ritenersi al di sopra delle regole».
«Va ricordato come una circolare del ministero dell’Istruzione, la numero 1972 del 2015, vieti espressamente il dibattito sull’identità di genere nelle scuole. Il caso di Pisa colpisce soprattutto per la giovane età degli studenti coinvolti – conclude Sasso – il che rende ancora più inaccettabile la protervia di chi si fa portatore di un pensiero unico in cui il contraddittorio non è nemmeno preso in considerazione».