Ddl Zan, Draghi prova a disinnescare la “bomba” nel governo. La Chiesa: «Attacco ai nostri valori»
Che dirà oggi Mario Draghi in risposta alla nota verbale con cui il Vaticano ha chiesto al governo italiano di «rimodulare» il ddl Zan? Interpellato ieri a margine della conferenza stampa sul Recovery, il premier aveva annunciato una risposta «strutturata». Un modo per sottolineare la delicatezza di una questione, in realtà assai complessa. Il governo, infatti, è chiamato ad intervenire su più fronti. Il primo è quello di garantire la sovranità dello Stato, in questo caso del Parlamento, da ingerenze esterne, la Santa Sede nella fattispecie. Dall’altro lato deve assicurare il rispetto del Concordato, di cui è cofirmatario assieme al Vaticano. In pratica, Palazzo Chigi deve trovare un punto di equilibrio senza scadere in un equilibrismo fine a se stesso.
Premier alla ricerca di un punto di equilibrio
Tanto più che nelle norme del ddl Zan la Chiesa scorge il rischio di uno stravolgimento della propria funzione e della propria missione. È messo nero su bianco nella nota verbale consegnata al nostro ambasciatore in Vaticano da monsignor Gallagher. «Ci sono espressioni della Sacra scrittura e della tradizione ecclesiale del magistero autentico del Papa e dei vescovi – vi si legge -, che considerano la differenza sessuale secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché ricavata dalla stessa Rivelazione divina». Come a dire che una volta in vigore la legge Zan, un prete che, citando la Genesi, ricordasse che «maschio e femmina Dio li creò» sarebbe a rischio incriminazione.
Il ddl Zan comprime la libertà di culto
Il problema, sottolinea la nota d’Oltretevere, è che quella frase non è un’opinione del sacerdote ma un passo della Bibbia e quindi parola di Dio. A muovere la Chiesa è anche la consapevolezza che nei Paesi europei dove vigono legge simili, non pochi esponenti del clero stanno passando brutti d’ora. Accade in Finlandia, in Gran Bretagna e persino nella cattolicissima Spagna. Si tratta di questioni più che rilevanti e che investono le guarentigie concordatarie. Per questo è probabile che l’Italia prenda tempo, se non altro per far sbollire la tensione di queste ore. Nel frattempo, l’ampia maggioranza che sostiene Draghi s’impegnerebbe a sciogliere i nodi giuridici del ddl Zan evidenziati dalla nota verbale del Vaticano. Molto facile a dirsi, quasi impossibile a farsi.