Ddl Zan, Pd umiliato: le parole di Draghi “congelano” la legge, ma Letta esulta lo stesso

23 Giu 2021 19:19 - di Augusta Cesari
Draghi ddl Zan Pd

Ddl Zan, doppia umiliazione in due atti  per il Pd che esce da questa giornata con le pive nel sacco. Il premier Draghi alla Camera non ne aveva fatto cenno in mattinata. Né i dem – figuraccia- nei loro interventi hanno osato chiedere nulla  sul loro provvedmento bandiera dopo le critiche del Vaticano. Il premier doveva riferire sul Piano nazionale di ripresa e resilienza dopo il via libera della vigilia all’incontro con Ursula von der Leyen a Cinecittà sul Recovery Fund. Ma i riflettori erano puntati sul ddl Zan dopo la missiva con cui la Santa Sede è scesa in campo chiedendo di fermare la legge. I dem alla Camera si sono presi gli sberleffi di Peter Gomez: “Ci prendono per i fondelli? Dopo che hanno detto e fatto di tutto, alla Camera sono stati tutti zitti e muti. Ma dove pensano di prenderli i voti? Dove pensano di andare alle prossime elezioni?”. Letta precedentemente sul tema aveva mandato la palla in tribuna.

Draghi media: “Rispettiamo il Concordato, ma decide il Parlamento”

Poi Draghi è andato in Senato e lì ha voluto dire la sua sul tema spinolo sul quale l’aveva sollecitato Giorgia Meloni: “Riferisca iun Parlamento”. E Draghi in pratica l’ha fatto, ma non nel senso auspicato dal Pd, tutt’altro. Un Draghi molto tiepido sul ddl Zan:  “Mi preme ricordare che il nostro è uno stato laico, è uno stato laico, non è confessionale: quindi il Parlamento ha tutto il diritto di discutere e legiferare”. Ma dopo questa premessa, ecco che Draghi rimarca: “Senza entrare nel merito della discussione parlamentare, che il governo sta seguendo, questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo”. Insomma, non guardate me, è la sintesi un po’ brutale.

Ddl zan: gelo nel Pd dopo le parole di Draghi

Insomma, fatti vostri. Il che vuol dire che per gli ultrà della legge si mette male. Uno: non è sembrata che l’argomento sia al primo posto nell’agenda politica e mentale di Draghi. Del generico riferimento alla laicità dello Stato sappiamo tutto. Chi era presente alla seduta racconta di un gelo caduto tra i banchi del Pd: pochi applausi rituali si sono levati da quelle partiPoi Draghi ha ancor più “gelato” i dem: “Cito una sentenza della Corte Costituzionale: La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, è tutela del pluralismo e della diversità culturali“.

Ddl Zan, Draghi: “Ci sono le commissioni e i controlli della Corte Costituzionale”

Ha infine aggiunto il premier nel suo intervento al Senato: “Il nostro ordinamento contiene tutte garanzie per rispettare gli impegni internazionali tra cui il ConcordatoCi sono i controlli preventivi nelle commissioni e poi i controlli successivi della Corte Costituzionale“. Meglio metterci una pietro sopra, il dibattito parlamentare è ampio – come auspica il premier- e andrà avanti per molto. Il Pd che spingeva per una approvazione rapida del ddl Zan resta con un pugno di mosche. Fa ridere che il primo endorsement al discorso del presidente del Consiglio arrivi dal segretario del Pd, Enrico Letta. “Ci riconosciamo completamente nelle parole di Draghi in Parlamento sulla laicità dello Stato e sul rispetto delle garanzie”, scrive via Twitter. Contento lui.  Per i dem che spin gevano per una calendarizzazione a luglio della legge non pare sia aria...

(Qui il testo della missiva del Vaticano resa nota dall’Adnkronos)

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