Ddl Zan, si tratta sui punti indicati dal Vaticano. Letta costretto a fidarsi di Renzi. E non sta sereno
Stato laico a parte, con il passare delle ore appare sempre più chiaro che dopo la nota verbale del Vaticano il ddl Zan sia destinato a profonde modifiche. Solo Enrico Letta oppone ancora qualche resistenza. Ma è il primo a sapere che il suo è solo tatticismo, non fosse altro perché anche tra i dem – ad esempio quelli di Base riformista, la corrente del ministro Guerini – si avverte la necessità di emendare il testo. Al momento i fari di una possibile trattativa illuminano tre fronti caldi: identità di genere, libertà di opinione, esenzione delle scuole cattoliche dall’obbligo di celebrare la Giornata contro l’omotransfobia. Il primo perché pone problemi interpretativi, il secondo perché nella stesura attuale appare a rischio, il terzo perché violerebbe effettivamente il Concordato.
I tre fronti: genere, scuola e libertà d’opinione
Ad imporre alle parti di trattare (e a Letta di non impuntarsi) è la possibilità di ricorrere al voto segreto. In tal senso, il Regolamento del Senato, il testo del ddl Zan offre più d’un’occasione. E senza Italia Viva, i numeri sono a rischio. Per Letta, tuttavia, non è indolore consegnare di fatto a Renzi il ruolo di chi consente alla sinistra di portare a casa la legge. È il motivo per cui continua a dire che i numeri per approvarla così com’è «ci sono già». Ma non tiene conto dei cattolici del suo partito, decisi a non lasciare inascoltato il grido d’allarme della Santa Sede. Prova ne sia che mentre è ufficialmente in corso l’esibizione muscolare sui numeri, dietro le quinte già si tratta sulla road map che dovrà portare il ddl Zan ad essere “potabile” anche per Lega e Forza Italia.