Disastro Letta, non ne imbrocca una: oggi ce l’ha col Gruppo Misto. Ma un report segreto lo atterra
Letta non ne azzecca una. Lo abbiamo scritto qualche tempo fa parlando della reazione dei più alle proposte che ha caldeggiato fin qui: dal Ddl Zan allo Ius soli, passando per la patrimoniale. E finendo oggi – almeno per il momento – con l’endorsement per la presidenza della Rai alla Melandri, affiancata al nome di Milena Gabanelli, il cui principale sponsor è Luigi Di Maio. Senza esimersi da un inatteso attacco al Gruppo Misto, emblema, agli occhi del segretario Pd, di «un impressionante trasformismo parlamentare». Non solo: lo ha ammesso lui stesso verso la metà di maggio quando, ammettendo quanto meno una crisi di comunicazione con l’elettorato, ha riconosciuto di dover recuperare «lo scollamento di connessione sentimentale con il Paese», costruendo la «consapevolezza di una identità forte».
Letta, dal Ddl Zan a Ius soli e patrimoniale, fino all’attacco al Gruppo Misto
E ora, tanto per guardare più la pagliuzza nell’occhio degli altri, piuttosto che vedere la trave che offusca la vista al proprio sguardo, Letta se la prende col Gruppo Misto. Così, dal salotto di Agorà su Raitre, punta l’indice esordendo: «Nell’ultimo decennio abbiamo avuto sette governi e sei presidenti del consiglio. Soprattutto, maggioranze tutte diverse e con uno scarso legame con il risultato elettorale». Poi prosegue: «In questa legislatura abbiamo avuto tre governi in tre anni, tutti sostenuti da maggioranze diverse. Il trasformismo parlamentare è impressionante. Sfido chiunque a dire quali siano i numeri in Parlamento, perché i cambi di casacca che ci sono stati, sono stati talmente vorticosi che nessuno è più in grado di dire chi rappresenta chi».
Letta dall’attacco sfrenato alla (ennesima) proposta
Dunque, con il proverbiale aplombe che contraddistingue il suo atteggiamento compassato, Letta accusa i colleghi del Gruppo Misto di cambi di casacca, indossando per sé la solita veste di fustigatore dei costumi politici altrui, asserendo in tv con veemenza: «Questa non è una democrazia sana. Una delle proposte che ho fatto e che voglio portare avanti, è limitare il ruolo del gruppo Misto. Che oggi è forse il gruppo più importante del Parlamento, perché è una specie di paradiso in cui tutti pensano si stia meglio che nei gruppi parlamentari nei quali si viene eletti. Il trasformismo, insieme alle liste bloccate, è uno dei sintomi di questa nostra democrazia malata», ha concluso quindi Letta. Evidentemente convinto a continuare a battere la strada che sembra continuare ad allontanarlo dalle opinioni e dalle necessità degli elettori, non solo del Pd. Stando ai responsi degli ultimi sondaggi che vedono i dem scavalcati e superati a destra da fratelli d’Italia.
Un report segreto svela i numeri e il perché dell’impopolarità di Letta
Evidentemente convinto a continuare a battere la strada che sembra continuare ad allontanarlo dalle opinioni e dalle necessità degli elettori. E non solo del Pd. Specie stando ai responsi degli ultimi sondaggi, che vedono i dem scavalcati e superati a destra da Fratelli d’Italia. Un’amara realtà, quella dell’impopolarità di Letta alle prese con errori su errori, che oggi Il Giornale torna ad accreditare. In virtù di «una rilevazione top secret che spiega molto bene il perché del tonfo del Partito democratico negli ultimi sondaggi». Un flop del segretario dem acquisito da un report che il quotidiano milanese annuncia in esclusiva, secondo cui «gli italiani bocciano senza se e senza ma le tre principali crociate che sta portando avanti Enrico Letta: il ddl Zan, la tassa sulla successione e lo ius soli». Un resoconto che denuncerebbe «numeri da sfacelo totale».
L’impietoso resoconto del flop del segretario dem svelato da “Il Giornale”
E che Il Giornale, in base al report segreto, quantifica così: «Oltre il 60 per cento è contrario alla legge bavaglio che, mascherandosi dietro la lotta alla omotransfobia, introduce nuove pesantissime restrizioni alla libertà di pensiero. Invece, oltre il 75 per cento dice “no” alla reintroduzione di una imposta ingiusta che punta a far cassa sui patrimoni lasciati agli eredi. Quasi il 70%, infine, si oppone alla cittadinanza facile ai figli degli immigrati. Percentuali che non lasciano ombra di dubbio su quanto stia facendo male al Pd la sbandata a sinistra dell’ex premier». Non serve davvero aggiungere altro…