Francesco Cecchin, “Una morte scomoda”: un libro di Federico Gennaccari. Incontro oggi a Roma

14 Giu 2021 18:36 - di Alberto Consoli
Cecchin Una morte scomoda

“Una morte scomoda, l’omidio di Francesco”. E’ il nuovo libro di Federico Gennaccari che sarà  presentato domani a Roma alle ore 17 proprio alla vigilia del 42esimo anniversario della sua uccisione nel Giardino a lui dedicato  al centro di piazza Vescovio.

Incontro con Alemanno, Gasparri, Rampelli

Tra i tanti drammi degli Anni di piombo quello del diciassettenne Francesco Cecchin del maggio-giugno 1979, morto dopo 18 giorni di coma, è sempre stato segnato da un dubbio: caduto da un terrazzo alto 5 metri nel tentativo di sfuggire ai suoi aggressori? Oppure picchiato e gettato di sotto? Un interrogativo al quale fornisce una risposta definitiva il libro di Gennaccari (Fergen editore).  ”Una morte scomoda: l’omicidio di Francesco”  ripercorre nel dettaglio la vicenda attraverso documenti e testimonianze, giornali e atti giudiziari. Il libro rigoroso. Ne discuteranno coloro che erano i giovani dirigenti del Fronte della Gioventù di quegli anni,  come l’ex sindaco Gianni Alemanno, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri e il vice-presidente della Camera, Fabio Rampelli;  e quelli che sono stati i loro successori: il vice-segretario dell’Ugl Luca Malcotti e l’ex-vice presidente de Parlamento europeo Roberta Angelilli. Parteciperà all’incontro l’avvocato Giuseppe Valentino, legale della famiglia Cecchin durante il processo e oggi Presidente della Fondazione AN.

Francesco Cecchin, una morte scomoda: il libro di Gennaccari

Il dibattito sarà moderato dal giornalista Rai Roberto Rosseti e arricchito dalle testimonianze di amici di Cecchin come Giancarlo Monti, Fabio Righi, Fabrizio Bruschelli; nonché di Giulio Buffo e Holljwer Paolo, che racconteranno come si è giunti all’intitolazione del giardino e al monumento che oggi ricorda Francesco Cecchin. Sarà presente Antonella Mattei. Non aveva ancora 18 anni quando  Francesco Cecchin fu scaraventato giù dal muro di un condominio del quartiere Trieste-Salario dove militava con il Fronte della Gioventù. Morì dopo 19 giorni di agonia, il 16 giugno del 1979. Per quel delitto, come per molti altri, nessuno fu mai condannato. Anzi, all’inizio si tentò di accreditare la tesi della caduta accidentale dal muro condominiale.

Perché la “tesi” dell’incidente non regge

“L’omicidio di Francesco Cecchin è una morte scomoda che per anni si è cercato di far passare per un incidente, una caduta da un muro per sfuggire i suoi aggressori”, si legge n  el libro di Gennaccari. “Non bisogna farsi ingannare se c’è ancora qualcuno che sui libri propaganda questa tesi. C’è un sentenza della magistratura che ha rimesso le cose apposto, secondo la quale si è trattato di omicidio volontario. Ha infatti stabilito che Francesco è stato picchiato duramente (con un colpo gli hanno spappolato la milza);  e poi gettato di sotto dai suoi aggressori da un muro alto 5 metri all’interno dello stabile di via Montebuono 5.  B attè violentemente la testa e non si è mai ripreso,  morto dopo 18 giorni di coma”.

Una morte senza giustizia

Una morte scomoda perché rimasta senza giustizia, in quanto la polizia di zona, nonostante avesse avuto tutte le informazioni necessarie dagli amici di Francesco, non fece alcuna indagine per scoprire gli aggressori; nemmeno sugli esponenti del Pci con cui Cecchin qualche ora prima ebbe una lite per i manifesti attaccati in piazza”. Iniziò le indagini solo dopo la morte di Cecchin: un incredibile ritardo di 18 giorni. Una morte scomoda perché Cecchin era un giovane di destra (…). Scomoda perché vi fu anche una perizia medico-legale in sostegno alla tesi della caduta, poi sconfessata in tribunale”. Una morte scomoda da non dimenticare, che merita di essere ripercorsa con rigore e senso di giustizia attraverso giornali e atti giudiziari, testimonianze e documenti.

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