Il fondamentalismo islamico, la missione in Afghanistan e le marocchinate a Radio University
Dal fondamentalismo islamico alla missione in Afghanistan, dalle marocchinate all’omaggio a Eriksen. La trasmissione di Radio University è ricca di contenuti. Si apre con l’inaccettabile negazionismo di Beppe Sala sul tema delle “marocchinate“, cioè degli stupri commessi dai soldati marocchini durante la seconda guerra mondiale in Italia. Walter Jeder e Fausto Biloslavo, sottolineano che si tratta di un fatto storico che si basa su dati della seconda guerra mondiale, ed è stato riconosciuto come crimine di guerra. In merito Biloslavo aggiunge: «Non stupisce il comportamento di Sala perché ormai va di moda il politicamente corretto estremo, che risorge quando ci sono appuntamenti elettorali». Continua poi Ignazio La Russa: «L’unica cosa che non vogliamo è l’equazione marocchini uguale stupro, lo stupro va condannato in generale». Il fatto non è l’episodio in sé che è di una gravità enorme, ma è il tentativo di censura. Va condannato il comportamento di chi oggi decide di cosa si può o non si può parlare.
La Russa e le truppe in Afghanistan
La Russa introduce poi il secondo argomento, il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan. Sottolinea che non è stata una guerra, nel senso tradizionale del termine, ma una missione in cui si combatte. Fu lui il primo ministro che rese chiaro a tutti che i militari non erano lì per distribuire bottigliette d’acqua minerale e caramelle ai bambini ma per combattere. Non siamo riusciti a portare il modello occidentale (era praticamente impossibile) ma la missione ha permesso a una generazione di giovani afghani di crescere diversamente, poter andare scuola e alle donne di uscire un po’ dal retaggio antico. Il vero obiettivo, secondo La Russa, era tenere lontano dalla nostra casa il terrorismo, andare in Afghanistan non era solo per gli afghani ma era principalmente per impedire che dall’Afghanistan partissero missioni terroristiche come quella che l’11 settembre aveva colpito gli Stati Uniti.
Il fondamentalismo terrorista
Il terrorismo in questi anni non si è fermato ma senza la missione in Afghanistan sarebbe stato assai più doloroso per le nostre nazioni occidentali il tributo da pagare ad un fondamentalismo terrorista e da questo punto di vista un risultato è stato raggiunto. Ignazio La Russa racconta infine un aneddoto di quando era ministro della Difesa e si recò in Afghanistan. Parlando con i soldati italiani, chiese: «Che cosa posso fare io per voi?». E la risposta fu: «Vogliamo più elicotteri per svolgere meglio la nostra missione!». Questo a dimostrazione del fatto che il loro desiderio era essere utili all’Italia, per tenere lontano il terrorismo dalla nostra patria.
Dall’Afghanistan al caso Saman
Sul Caso Saman, La Russa afferma: «Ciò che fa più impressione del dramma di questa ragazza assassinata perché non vuole sottostare ad un matrimonio combinato, è il silenzio su un assioma semplice. Se vogliamo integrare gente che viene da altri mondi, da altre culture, dobbiamo pretendere che si adeguino alla nostra cultura, alle nostre impostazioni di vita, e non è così automatico, si grida allo sdegno per la ragazza assassinata ma gli avversi alla nostra cultura, alle nostre leggi, sono guardati con una tolleranza eccessiva per il semplice fatto che vengono da comunità islamiche, poiché sono figli di un islam provenienti da nazioni da accogliere, a differenza dei venezuelani ad esempio». Conclude Biloslavo, auspicando che la storia venga raccontata fino in fondo, non solo il femminicidio per il no al matrimonio forzato ma anche il fatto che la ragazza aveva abbandonato la cultura islamica. Non portava più il velo, la pensava diversamente, voleva una vita diversa e aveva detto no alla sharia e al Corano. Questi sono stati i motivi per cui è stata uccisa. Parallelo che potrebbe essere riportato a noi, come se un padre ed una madre cristiani uccidessero un figlio perché non vuole fare la prima comunione, la cresima o non si sposi in chiesa.
L’omaggio a Eriksen
La puntata si chiude con un omaggio ad Eriksen, il giovane calciatore colpito da infarto in campo. E al grande esempio di solidarietà e lo spirito di comunità dimostrato dalla squadra per difendere un compagno che aveva non solo la stessa maglia ma anche la stessa cultura e la stessa storia.