Il professor Galli in difesa della Cina: “Difficile che il virus del Covid sia nato in un laboratorio”

22 Giu 2021 13:53 - di Monica Pucci

“E’ difficile pensare di poter attribuire la grande distribuzione del virus Sars-Cov-2 negli animali, in particolare nei pipistrelli, ad un laboratorio e ipotizzare che sia la causa centrale del passaggio di specie. Faccio veramente fatica a pensare che si tratti di qualcosa di scappato da un laboratorio e che si possa mai riuscire a provare questo concetto. Tra l’altro è un virus sconosciuto che non ha segni di ingegneria genetica all’interno”. Lo ha detto Massimo Galli, direttore Malattie infettive dell’Ospedale Sacco, in audizione in commissione Affari sociali della Camera esame della proposta di inchiesta parlamentare Formentini, sull’Istituzione di una Commissione ad hoc “sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”. La sua ipotesi assolve completamente la Cina dalle accuse di aver “fabbricato”, più o meno volontariamente, il virus in laboratorio.

Galli: al 99% il virus non è nato in un laboratorio della Cina

“Abbiamo una percentuale del 99% che la diffusione del virus sia un evento naturale”, ha detto ancora Galli concordando, sulla maggiore attendibilità dell’ipotesi del virus naturale, con i colleghi auditi, Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, Massimo Ciccozzi, docente di Epidemiologia e Statistica medica all’università Campus bio-medico di Roma e Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale Malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma.

Le critiche dell’infettivologo ai colleghi scettici

“Questa storia del virus di laboratorio non ha la benché minima base dal punto di vista scientifico per poter essere portata avanti”, ha aggiunto Galli durante l’audizione alle Commissioni riunite Esteri e Affari Sociali della Camera. “Questo è un virus arrivato dalla natura, cha aveva altissime probabilità di arrivare. Non vedo perché il caso della Sars del 2003 dovesse rimanere un fatto isolato permanendo alcune condizioni di rischio, in cui rapporto affollamento delle persone e il rapporto animale uomo, non si è sostanzialmente modificato in Cina”, ha spiegato Galli, sottolineando che il problema è proprio che si tratti di un virus naturale, fatto che crea più timori.

Per Galli, infine, “se si deve parlare di Commissione d’inchiesta su come sono andate le cose nel nostro Paese all’inizio della vicenda Covid, credo che dobbiamo capire come abbiamo risposto. Anche per fare molto meglio nel futuro e approfittare dei fondi per fare una sanità migliore. Per quanto riguarda il metterci anche noi nello scontro, che è politico più che scientifico”, sull’origine del virus, “non ho basi per dire se valga la pena di fare quello che stanno facendo già intelligence e altri. E che probabilmente ha significati ben diversi di quelli che può avere il rigore di una determinazione scientifica su cosa, dove e come è successo. Se saltasse fuori l’animale che ha fatto da tramite ci toglierebbe i dubbi. Ma io credo sia stato più di un animale, come nella Sars”, conclude.

L’autocritica del professor Ciccozzi: “Abbiamo commesso degli errori”

Nella possibilità di contenere la pandemia sin dall’inizio “dove abbiamo mancato? Probabilmente nella sorveglianza. L’Inghilterra il 20 marzo del 2020 ha messo sul piatto della bilancia 20 milioni di sterline. E ha formato il famoso consorzio che va, ad oggi, a sequenziare il 9,7% di tutti i suoi tamponi positivi. Da lì ha iniziato a trovare la variante inglese e le altre che oggi conosciamo, mentre noi, ancora oggi, in questo campo siamo un pochino carenti, perché fare sequenze costa”. Lo ha detto Massimo Ciccozzi, docente di Epidemiologia e Statistica medica all’Università Campus bio-medico di Roma, audito dalle Commissioni riunite Esteri e Affari Sociali della Camera per la proposta di inchiesta parlamentare Formentini, sull'”Istituzione di una Commissione d’inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”.

Ciccozzi, ritornando agli esordi della pandemia e alle domande sulla maggiore diffusione al Nord, ha ricordato che “dal 30 gennaio 2020, la scoperta della malattia nella coppia cinese a Roma, e il 21 febbraio – il caso di Codogno ricoverato in ospedale, il primo vero focolaio – sono passate tre settimane, in cui ci sono state 101 corse di Trenitalia Roma-Milano e 64 di Italo, senza pensare ai pullman. Almeno 100 mila passeggeri, che potevano essere asintomatici, hanno passeggiato tranquillamente tra Milano e Roma”.

 

 

 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *