Lezioni danesi: il ministro Tesfaye (ex comunista di origine etiope) sui migranti la pensa come FdI

4 Giu 2021 18:13 - di Carlo Marini
tesfaye

«L’attuale sistema di asilo è fallito, è inefficiente e ingiusto. Sprechiamo tante risorse per persone che in realtà non hanno diritto alla protezione e poi dobbiamo rimpatriarli. Nel frattempo, ci costano 40mila euro l’anno a persona». Così Mattias Tesfaye, ministro dell’Integrazione della Danimarca sulla legge che consente di allestire i centri per lo smaltimento delle domande di asilo fuori dall’Europa.

Chi è Mattias Tesfaye

A scanso di equivoci, Tesfaye, 40 anni, non è un politico sovranista. Anzi, è l’astro nascente della sinistra danese. Origini umili, figlio di un rifugiato etiope e di un’assistente sociale danese, rappresenta la “buona sinistra” europea. Esistono politici che hanno la priorità dei loro cittadini, che non si appellano agli slogan buonisti, ma che usano il buon senso.

Al lavoro in cantiere da quando aveva 16 anni, Tesfaye nasce politicamente nel partito comunista danese per approdare al partito socialdemocratico. Partito di cui è stato anche vicepresidente. Tesfaye, se fosse in Italia, sarebbe additato come un pericoloso sovranista. Ecco alcune delle sue prese di posizione. “Se ricevessimo solo gli immigrati dalla Cina, dalle Filippine, dalla Thailandia e dal Brasile, il ministro dell’Integrazione non servirebbe”. Detto più esplicitamente, Tesfaye, che è ministro dell’Integrazione dal 2019, avverte che il vero pericolo arriva dall’aumento dell’immigrazione dai Paesi mediorientali, perché presenta “sfide nelle scuole, negli alloggi e problemi in base ai dati sulla disoccupazione e con la criminalità”. Ecco perché, secondo Tesfatye, l’approccio generico a una immigrazione altrettanto generica è pura demagogia.

Il ministro danese ha diviso gli immigrati islamici dagli altri

Il piano del ministro figlio di un profugo africano è partito da una soluzione pragmatica. Dividere gli immigrati in un cosiddetto gruppo MENAPT, che sta per Medio Oriente, Nord Africa, Pakistan e Turchia. L’errore attuale? “Oggi gli immigrati si dividono esclusivamente nelle due categorie di immigrati occidentali e non occidentali. E questo, secondo Tesfaye, è un problema perché “la categoria non occidentale “contiene 190 paesi diversi che non hanno assolutamente nulla in comune tra loro”. Ecco perché, spiega i censimenti devono cambiare.

Ecco perché Tesfaye ha istituito una “Agenzia di rimpatrio”. Il suo progetto? Gli immigrati che sono disoccupati da molti anni devono essere convocati per uno speciale colloquio, chi non lo supera, deve lasciare la Danimarca. “Se non vuoi alzarti dal divano, devi trovare un altro Paese dove soggiornare”. Politiche xenofobe? No, semplice buonsenso. A un giornalista che gli ha chiesto del motivo del suo pugno di ferro, nonostante sia figlio di un profugo africano, Tesfaye ha risposto. “Certo, sono figlio di un rifugiato. Ma per me è più importante che io abbia lavorato come muratore. Se mi chiedi qual è la mia identità, è più vicino a quello”. E chi non ha voglia di integrarsi e di lavorare, si accomodi altrove.

 

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