L’inchino (ipocrita) del calcio non è a George Floyd, ma all’ideologia del “politically correct”
Black lives matter: le vite dei neri contano. Una constatazione prima ancora che un impegno. Tanto che nessuno potrebbe sostenere il contrario senza sconfinare nella disumanità. Intesa non come efferatezza bensì come estraneità a tutto ciò che connota il genere umano. Ma è proprio per questo che non può essere un inchino in favore di telecamere a dividere gli anti-razzisti dai razzisti. Vale anche per i cinque “azzurri” –Donnarumma, Bonucci, Bastoni, Jorginho e Verratti – rimasti in piedi mentre nel campo tutti s’inginocchiavano ricordando George Floyd, l’afroamericano morto soffocato sotto il ginocchio del poliziotto Derek Chauvin. Accadeva il 20 maggio del 2020. La partita Italia-Galles si è giocata invece ieri 20 giugno del 2021. Non un anniversario, dunque. E fortunatamente neppure una riedizione di quel brutale assassinio.
George Floyd fu ucciso un anno fa negli Usa
E allora che cos’è che ha spinto le singole Federazioni calcistiche nazionali a ricordare, con l’inginocchiamento (facoltativo) in campo, l’assurda morte di George Floyd? Nulla, se non l’obiettivo di trasformare un grande evento sportivo in una vetrina di impegno morale. Ma allora perché non ripeterla per ogni morte sul lavoro, per ogni femminicidio, infanticidio o efferatezza capace di turbare la nostra coscienza di donne di uomini? Forse – azzardiamo – perché nulla meglio del razzismo (presunto, preteso o reale, non importa) riesce a trasformare il messaggio morale in impegno politico. La conferma arriva dalla spaccatura verticale dei social nel giudizio sulla “sporca cinquina” rimasta in piedi.
E Marchisio bacchetta gli Azzurri rimasti in piedi
Razzisti anche loro? Certo che no, dal momento che nei rispettivi club di appartenenza condividono spogliatoio, vittorie e sconfitte con tanti colleghi di colore. Probabilmente, ha prevalso il desiderio di sottrarsi ad una cerimonia apparsa ai loro occhi ipocrita ed esibizionista quel tanto che basta per scansarla. Un inchino all’ideologia del politicamente corretto prima ancora che a George Floyd. Non per niente, il più lesto a bacchettarli è stato Claudio Marchisio, ex-calciatore della Juve e ora opinionista Rai. «Avrei preferito che si inginocchiassero tutti», ha sentenziato. Tempo fa si parlò di lui come possibile candidato sindaco di Torino per il Pd. Ma l’occasione è sfumata. E forse è anche per questo che ora si accontenta di atteggiarsi a mejo fico der bigoncio progressista del calcio italiano.