M5S, tra Grillo e Conte è guerra sui poteri. Il comico pretende il diritto ad avere l’ultima parola
Da movimento che rivendicava orgogliosamente il proprio non-statuto a partito che litiga furiosamente sul nuovo statuto. Sì, l’intensità del travaglio dei 5Stelle si annida anche tra le pieghe di articoli e commi. Fatale, del resto, se c’è da mettere nero su bianco i poteri di Grillo e quelli di Conte, rispettivamente fondatore e federatore del M5S. Il primo sarà oggi pomeriggio a Roma per incontrare separatamente deputati e senatori. La presenza del secondo non è prevista, ma un incontro tra i due è possibile. Conte lo dà addirittura per certo. Comunque sia, la tensione tra i due c’è e si taglia a fettine. Conte è dell’idea che nessuna fase nuova possa partire senza sfrondare con un ampio taglio i poteri di Grillo, il quale – di rimando – tutto può accettare tranne che di assistere alla metamorfosi del M5S nel partito personale dell’ex-premier.
Grillo incontra i parlamentari
Ma il tema dei pesi e dei contrappesi fra i due è solo la punta dell’iceberg. Il vero problema che stringe il MoVimento in una morsa è il divieto di terzo mandato appena ribadito da Grillo. Chi ha già fatto due legislature torna a casa. In pratica una bomba atomica alla luce dei sondaggi avari e del taglio dei seggi parlamentari. Dell’attuale rappresentanza grillina solo una piccola parte tornerà a poggiare le terga su una poltrona. Fatale a questo punto che siano le convenienze di ciascuno a disegnare la nuova geografia del M5S. I più giovani, quelli con un solo mandato, confidano nell’applicazione rigida del divieto, e sono con Grillo. Gli altri, tra cui quasi tutti i big, confidano nel possibilista Conte.
Sfida tra i due sul doppio mandato
Il guaio per loro è che Grillo è tornato in campo proprio dopo la cauta apertura ad una deroga da parte di Giuseppi. Lo ha fatto anche per strizzare l’occhio ad Alessandro Di Battista, un altro che considera intangibile il principio del doppio mandato. Al punto da subordinare il proprio rientro nei ranghi al suo inderogabile rispetto. Di lui Grillo ha bisogno per rilanciare la propria battaglia antisistema oggi appannata dal doroteismo di Conte (e di Di Maio). Perciò ha tuonato contro la deriva personalistica impressa a suo dire dall’ex-premier. Di Elevato, si sa, ce n’è solo uno, e il capotavola è dove si siede lui.