Milano, di Montigny non correrà da candidato sindaco. Il centrodestra ricomincia da zero
La prima buona notizia è che in base ad un sondaggio di Antonio Noto citato dal Corriere della Sera Milano è tornata elettoralmente contenibile. La seconda è che al primo turno Maurizio Lupi staccherebbe di un punto l’uscente Giuseppe Sala. La terza semplicemente non c’è perché Lupi non è (almeno non ancora) il candidato del centrodestra. Sul punto, a dirla tutta è buio pesto dopo il ritiro di Oscar di Montigny, costretto a mollare per eccessiva tiepidezza da parte della coalizione, soprattutto del segmento forzista, che a Milano più che altrove significa Silvio Berlusconi. Risultato: si ricomincia da zero con il vertice di oggi dei leader rimandato sine die, cioè a quando matureranno novità.
Salvini insiste sul nome “civico”
C’è da dire che la defezione di di Montigny non scoraggia Matteo Salvini da sempre attestato in difesa della natura “civica” del candidato. Neppure il già citato sondaggio sembra infatti smuoverlo dall’idea di pescare l’antagonista di Sala dal cesto della società civile milanese. Al momento, la coalizione naviga un po’ a vista, con un vicesindaco in pectore – Gabriele Albertini – già in campagna elettorale ma senza la parte alta del ticket. Una situazione in apparenza paradossale, cui però contribuisce la volontà di non sbagliare il colpo. La fiducia in Sala è ferma al 49 per cento, un indice basso per un uscente. Significa che esistono tutte le condizioni per strappare Milano alla sinistra. Da qui una certa prudenza che ora però deve lasciare spazio alla decisione.
Da di Montigny addio non polemico
Tanto più che il centrodestra non registra tensioni al proprio interno, Lo stesso di Montigny, manager di Mediolanum e genero di Ennio Doris, se n’è andato senza sbattere la porta. Al momento si lavora su ipotesi. In campo c’è stata anche quella dell’ex ad del Milan Adriano Galliani, che però ha declinato l’invito. Oltre a lui c’è il nome di Regina De Albertis, presidente dei giovani costruttori dell’Ance, ma il suo gradimento sarebbe di gran lunga inferiore a quello registrato da volti noti della tv come Paolo Del Debbio o di politici di lungo corso come Lupi. Il tempo, però, non è una variabile indipendente, soprattutto quando si deve cominciare una campagna elettorale. E Milano non può più attendere.