Mughini sul libro di Filippo Ghira: il delitto del Circeo? Orrore puro, la politica non c’entra
C’è un legame tra il massacro del Circeo e la violenza politica che insanguinò l’Italia negli anni Settanta? Se lo chiede Giampiero Mughini sul Foglio recensendo il libro di Filippo Ghira, fratello di Andrea, uno dei tre aguzzini di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti. Il libro, I Figli venuti male, edito da Amazon, parla ovviamente anche del clima degli anni Settanta.
Andrea Ghira, il corpo ritrovato nel 1994 in Spagna
Andrea Ghira e suo fratello Filippo – scrive Mughini – “erano stati entrambi in prima fila tra i giovani dell’estrema destra la più accanita dei primi anni Settanta. Il corpo del presunto Andrea Ghira venne ritrovato il 9 settembre 1994 privo di vita con accanto una siringa nella casa di una cittadina spagnola dove abitava. Più e più volte è stata avanzata l’ipotesi che quel corpo fosse un sotterfugio a celare il fatto che il vero Andrea Ghira fosse ancora in vita. Uno dopo l’altro tre esami del Dna hanno confermato che quello era il cadavere del criminale del Circeo”.
Criminale che con le ideologie non c’entra, tiene a precisare Mughini. E la sua è una sottolineatura importante perché il delitto del Circeo fu usato a sinistra per incollare su quelli di destra l’etichetta infamante di violenti e stupratori.
Il massacro del Circeo, cosa accadde
Il massacro del Circeo risale al settembre del 1975. Tre ragazzi della Roma bene, Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, sequestrarono e violentarono Rosaria Lopez, 19 anni, che fu uccisa (nella foto il ritrovamento del corpo) e Donatella Colasanti, 17 anni, che si salvò fingendosi morta. I tre si baloccavano con le parole d’ordine dell’estremismo destrorso, forse si ritenevano seguaci del superomismo nicciano senza avere mai letto Nietzsche o comunque senza averlo capito. I primi due furono condannati, il terzo fuggì all’estero.
Angelo Izzo manovrato come pentito a sostegno delle “trame nere”
Angelo Izzo fu poi manovrato come “pentito” per fornire pezze d’appoggio alle “trame nere”. Ma torniamo al delitto: quel crimine fu utilizzato, sfruttato e strumentalizzato per attribuire in generale a una categoria, i “fascisti” in senso lato (pariolini e figli della borghesia capitalista) una pulsione allo stupro e alla prevaricazione sulle donne.
Pasolini contro il dogma dei fascisti supratori
Questo “dogma” entrò a far parte del verbo femminista e solo pochi coraggiosi vi si opposero. Tra questi Pier Paolo Pasolini, che disse chiaro e tondo che i borgatari non erano meno criminali ed efferati dei figli della Roma bene, travolgendo il paradigma di sinistra che metteva l’aureola al povero, al proletario che, in quanto diseredato e sfruttato, era meritevole di ogni attenzione e supporto.
Il racconto di Filippo Ghira: mio fratello perse la testa
Ora Mughini torna a smontare il dogma. Filippo Ghira racconta nel suo libro che Andrea aveva già al suo attivo una rapina commessa con Angelo Izzo. Venne chiamato nella villetta del Circeo dopo che le due ragazze erano state chiuse in bagni separati. “Come Andrea fu nella villa la situazione precipitò perché mio fratello perse la testa, diventando un’altra persona e assumendo in sé la mentalità della banda Izzo. E soprattutto perché i tre presero la decisione di uccidere le due ragazze e di occultarne i corpi…“.
Mughini: un orrore irraggiungibile dalle spiegazioni ideologiche
Pensano e agiscono da criminali. La loro non è una violenza politica né è in alcun modo supportata da un’idoelogia politica. “Quel che accadde in quella notte di settembre del 1975 – si chiede Mughini – aveva comunque una sua attinenza con quel che sono stati gli anni Settanta a Roma, una qualche attinenza con il fatto che nelle tribù giovanili del tempo alcuni leggessero i libri di Julius Evola e altri il “libretto rosso” del presidente Mao, una qualche attinenza con le pratiche innumerevoli della violenza politica? Io ne dubito. E’ qualcosa il cui orrore è irraggiungibile a mezzo delle parole e delle spiegazioni ideologiche”.