Nuovo record di indigenti in Italia. Tre anni fa Di Maio festeggiava l’abolizione della povertà (video)
Ricordate il corteo dei grillini, Di Maio che si affaccia dal balcone di Palazzo Chigi, lo champagne stappato, l’anuncio: “Abbiamo abolito la povertà!”. Era il 28 settembre del 2018, sembra un secolo fa, ma sono passati quasi tre anni. Oggi, con Di Maio che ha cambiato leader, premier, governo e ministero, ma non si è mai mosso dalla poltrona, l’Italia tocca un nuovo record di poveri. Causa Covid, certo, ma il record negativo fa scomparire tutti i precedenti fino al 2005. E il reddito di cittadinanza? E i ristori del governo? E gli aiuti di Conte?
Con Di Maio al governo il record di povertà
In Italia nel 2020, anche causa pandemia, torna a crescere la povertà assoluta che tocca poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7% dell’anno precedente). Lo comunica l’Istat evidenziando come dopo il miglioramento del 2019, nell’anno della pandemia la povertà assoluta aumenta raggiungendo il livello più elevato dal 2005, quando è iniziata questa rilevazione. A poco o nulla è valso, dunque, lo strumento normativo che doveva “cancellare” la povertà, il reddito di cittadinanza , finita spesso e volentieri nelle mani dei furbetti e non certo agli indigenti. Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019).
Nel 2020, continua l’istituto di statistica, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%, da 8,6%), ma la crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Tale dinamica fa sì che, se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e nel Mezzogiorno (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie.
Il Nord peggiora quasi quanto il Mezzogiorno
Anche in termini di individui è il Nord a registrare il peggioramento più marcato, con l’incidenza di povertà assoluta che passa dal 6,8% al 9,3% (10,1% nel Nord-ovest, 8,2% nel Nord-est). Sono così oltre 2 milioni 500mila i poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord (45,6% del totale, distribuiti nel 63% al Nord-ovest e nel 37% nel Nord-est) contro 2 milioni 259 mila nel Mezzogiorno (40,3% del totale, di cui il 72% al Sud e il 28% nelle Isole). In quest’ultima ripartizione l’incidenza di povertà individuale sale all’11,1% (11,7% nel Sud, 9,8% nelle Isole) dal 10,1% del 2019; nel Centro è pari invece al 6,6% (dal 5,6% del 2019).
Per classe di età, spiega l’Istat, l’incidenza di povertà assoluta raggiunge l’11,3% (oltre 1 milione 127mila individui) fra i giovani (18-34 anni); rimane su un livello elevato, al 9,2%, anche per la classe di età 35-64 anni (oltre 2 milioni 394 mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,4%, oltre 742mila persone).
Cresce la povertà anche nelle aree metropolitane
Rispetto al 2019 la quota di famiglie povere cresce a livello nazionale in tutte le tipologie di comune, ma se al Nord aumenta – da 6,1% a 7,8% – nei comuni fino a 50mila abitanti e nei comuni periferia delle aree metropolitane e comuni da 50.001 abitanti (dal 4,8% al 7,0%), nel Centro a peggiorare sono le condizioni delle famiglie residenti nei centri area metropolitana (l’incidenza passa dal 2,0% al 3,7%). Al Sud, infine, il peggioramento più forte si registra nei comuni più piccoli, con una incidenza di povertà che cresce, dal 7,6% al 9,2%, nei comuni fino a 50mila abitanti (diversi dai comuni periferia area metropolitana).
L’Istat segnala comunque come l'”intensità” della povertà assoluta – che valuta quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media al di sotto della linea di povertà (cioè ‘quanto poveri sono i poveri’) – registra una riduzione (dal 20,3% al 18,7%) in tutte le ripartizioni geografiche. Un risultato, si spiega, “frutto anche delle misure messe in campo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, estensione della Cassa integrazione guadagni, ecc.) che hanno consentito alle famiglie in difficoltà economica – sia quelle scivolate sotto la soglia di povertà nel 2020, sia quelle che erano già povere – di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà”.