Omicidio Chiara, c’è stata premeditazione. «Colpita ripetutamente a sangue freddo dall’amico»
Resta in carcere l’adolescente che ha confessato l’omicidio di Chiara Gualzetti uccisa a coltellate domenica mattina a Monteveglio (Bologna). Il gip, a poche ore dall’udienza, ha convalidato il fermo e ha disposto la custodia cautelare in carcere, accogliendo così tutte le richieste avanzate dalla procura per i Minorenni guidata da Silvia Marzocchi. Contro il giovane c’è un quadro indiziario “grave” e per l’accusa sussiste “il pericolo di fuga”. Il 16enne deve rispondere di omicidio premeditato aggravato dalla minore età della vittima.
Omicidio di Chiara, ecco la ricostruzione
«Ha agito con premeditazione, concertando l’azione nei giorni precedenti e partendo da casa la mattina del delitto portando con sé lo strumento necessario al compimento del fatto». E’ quanto si legge nel capo di imputazione, in possesso dell’Adnkronos, che il sostituto procuratore del tribunale peri minorenni Simone Purgato contesta al 16enne.
Chiara è stata “colpita ripetutamente con una serie di colpi portati sia di punta che di taglio” con un “coltello da cucina” impugnato dall’amico che ha confessato, si legge sempre nel documento, in possesso dell’Adnkronos.
Venerdì l’autopsia della giovane
Intanto è stata fissata per venerdì l’autopsia sul corpo della 16enne uccisa. Lo conferma l’avvocato Giovanni Annunziata che assiste la famiglia della vittima.
«Stamattina c’è stata l’udienza di conferimento degli incarichi ai periti e noi abbiamo deciso di aggiungere ai periti del pubblico ministero e a quello della difesa, due miei consulenti: un medico legale e un anatomopatologo per avere una visione più complessiva e chiara della dinamica dell’omicidio», spiega all’Adnkronos. Le prime evidenze si avranno subito, ma per la relazione finale i tempi saranno più lunghi: il magistrato ha concesso 90 giorni.
«I pm hanno fatto un lavoro puntuale, hanno contestato le aggravanti corrette – la premeditazione e la minore età della vittima – il capo di imputazione è impostato in modo più che corretto, è la giusta fotografia giuridica di quello che è accaduto. Non trovo un aggettivo idoneo per descrivere la devastazione psicologica di due genitori», conclude il legale Annunziata.