Pensioni, Quota 100 va estesa anche al 2022, l’ipotesi Durigon: “Lo Stato può permetterselo”
Per Quota 100 potrebbe non essere giunta l’ora della naftalina. Il dibattito su pensioni e prepensionamenti si fa sempre più urgente con la scadenza di Quota 100 alla fine dell’anno. Sono emerse varie ipotesi, in questi mesi. Ma nel frattempo il “papà” della misura, il sottosegretario all’Economia Claudio Durigon, in un’intervista a Il Tempo lancia una nuova proposta: prolungare la riforma che superò gli scogli più duri della legge Fornero è possbile.
Quota 100, Durigon: “Ecco quanto costerebbe prolungarla”
L’uscita dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi fino al 2022, “costerebbe solo 400 milioni di euro”, spiega Durigon. Di Quota 100 c’è ancora bisogno: “Nel post pandemia servirà flessibilità in uscita dal lavoro e l’Ape social a maglie più larghe ipotizzata dal governo non basterà. Ecco perché è bene che si inizi a ragionare per non rottamare la misura che, a dispetto delle critiche, ha funzionato”.
Pensioni: ” Quota 100 va prolungata. L’Ape social non basta”
Parte da questo assunto la decisione di coinvolgere sul tema pensioni il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Una partita difficile ma non impossibile. Sappiamo per certo che il prolungamento della misura non sarebbe gradito all’Unione europea, che da tempo “ci chiede” di cambisre registro in tema pensioni. Durigon tenterà di far valere i numeri. “La Corte dei Conti – spiewga al Tempo- ha certificato che, nel biennio 2019-2020, la Quota 100 ha consentito di svuotare il bacino di lavoratori di 316 mila unità. Posti lasciati liberi volontariamente e che hanno rappresentato posizioni a disposizione di giovani”. “L‘Ape social – prosegue il sottosegretario leghista- ha consentito il ritiro dal lavoro solo di 50mila persone. Insomma la nostra misura gli obiettivi li ha centrati”.
Parla il “papà” di Quota 100: ecco perché serve ancora
Quindi si giocherà la partita Quota 100 su due binari: il costo e la funzione sociale. Per quanto riguarda i costi ribadisce che è scorretto affermare che Quota 100 sia una riforma costosa. E’ l’obiezione sempre messa avanti da chi vuole metterla in soffitta. Per cui il sottosegretario snocciola i numeri effettivi.”Estenderla al 2022 costerebbe solo 400 milioni e un miliardo nel 2023. Un somma che lo Stato si può permettere“, dichiara. Soprattutto alla luce dei risvolti sociali. Durigon spiega infatti che al momento sono indispensabili degli strumenti in grado di aumentare la flessibilità in uscita dal lavoro. Soprattutto in vista dell’ormai prossimo sblocco dei licenziamenti. Il rischio è che, a causa dell’attuale legislazione, a perdere il lavoro saranno i più giovani. “Insomma, licenziamo ragazzi che si stanno formando e che dobbiamo sostenere con l’assegno di disoccupazione; e, contestualmente, teniamo dentro chi è demotivato e costa di più all’imprenditore. Sarebbe il caso di invertire questa logica”, è il suo ragionamento.
Pensioni, le altre soluzioni
Resta in campo un’altra soluzione, più volte discussa in questi mesi: “La soluzione migliore sarebbe la pensione con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età. Noi la chiediamo – dichiara Durigon – per conto delle migliaia di lavoratori che dopo 41 anni di lavoro avrebbero il diritto di riposarsi. Ovvio che non è detto che la proposta passi. Ma dai nostri calcoli sappiamo già che l’Ape social allargata non sarà sufficiente. Se a questo aggiungiamo che Quota 41 è troppo costosa da applicare allora torniamo all’ipotesi di partenza: lasciamo Quota 100 per qualche anno e integriamola con l’Ape social”. Il 31 dicembre 2021 terminerà il periodo di sperimentazione di Quota 100 e c’è l’urgenza che il govertno decida qualcosa.