Popoli (Aifa): «Sul mix di vaccini gli studi sono ancora limitati. J&J come Astrazeneca»

17 Giu 2021 10:37 - di Fortunata Cerri
J&J

«Il suggerimento è quello di adottare lo stesso tipo di cautela di AstraZeneca, quindi dedicarlo agli over 60. È a vettore virale e in considerazione della similitudine nella tipologia di eventi, credo che non ci siano sufficienti elementi per dire con certezza che per questo prodotto esistono rischi inferiori. La mono somministrazione potrebbe essere usata in alcuni casi specifici, dove fosse considerata l’unica opzione». Lo dice al Giornale, Patrizia Popoli, presidente della Cts di Aifa, rispondendo ai dubbi sull’uso del monodose di Johnson&Johnson. Per AstraZeneca e il rischio di eventi trombotici legato al richiamo aggiunge: «In Italia non è stato segnalato nessun caso a seguito della seconda dose. Dai dati provenienti dall’estero sembra che gli avversi siano quasi 10 volte inferiori rispetto alla prima dose. Dopo la prima dose circa uno a 100mila, dopo la seconda, circa uno su un milione».

Popoli: «Non avrei proposto gli open day dei ragazzi»

Il mix vaccinale, dice ancora Popoli, «è un tipo di rischio ritenuto accettabile quando la circolazione virale è alta e il rischio di morire o di ammalarsi c’è anche per i giovani. Quando invece il virus circola poco (come ora) il rapporto rischi-benefici cambia, e le indicazioni devono cambiare di conseguenza». Gli open day dei ragazzi sono stati un errore? «Personalmente non li avrei proposti, ma c’era un’indicazione all’uso preferenziale, non un divieto».

Sull’eterologa la scienza è divisa: «Non abbiamo dati solidi come per la vaccinazione omologa, ma c’è una forte base teorica. Questo mix potrebbe dare una risposta altrettanto buona se non addirittura più forte – aggiunge la presidente del Cts di Aifa – visto che un vaccino stimola di più la risposta cellulare e l’altro la risposta anticorpale».

«L’Ema aveva ipotizzato il mix di vaccini»

«Abbiamo studi limitati, circa 800 casi in Uk e 700 in Spagna, ma la stessa Ema aveva diffuso agli Stati un rapporto in cui aveva ipotizzato il mix di vaccini come scenario – continua Popoli – Dallo studio inglese, ancora non concluso, emerge che chi ha fatto il mix accusa dei sintomi lievi e transitori più frequenti rispetto a chi usa lo stesso vaccino per le due dosi. I soliti malesseri similinfluenzali come febbre o cefalea». «Personalmente ritengo che, se fattibile dal punto di vista organizzativo, potrebbe essere lasciata al cittadino la libertà di scelta dopo essere stato ben informato dei rischi-benefici», spiega in merito al richiamo ancora con AstraZeneca. «Per un giovanissimo sano e senza alcun fattore di rischio non avrei fretta, non la riterrei una priorità», conclude.

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