Putin-Biden, primo incontro fra avvertimenti, buoni propositi e qualche gaffe del presidente Usa
Al centro, sul tavolo, un antico mappamondo e loro, Joe Biden e Vladimir Putin, a fronteggiarsi, costretti a scrutarsi attraverso quel globo nel primo incontro ufficiale fra i due uomini più potenti del pianeta.
Non poteva esserci un’immagine più iconica a rappresentare la contrapposizione fra due mondi così lontani che si incontrano in una sala tappezzata di libri della residenza che ospita il vertice di oggi, Villa La Grange, per la prima parte del summit di Ginevra.
Accanto ai big boss mondiali, ci sono rispettivamente Sergei Lavrov per Putin ed Antony Blinken per Biden. In mezzo a loro, quel mappamondo antico.
Ci si aspettava – almeno era ciò che aveva previsto inizialmente il Cremlino – che i colloqui, incentrati su diverse questioni spinose, durassero più del previsto. E, invece, in tre ore, con un’ora di anticipo sul ruolino di marcia, la faccenda si è conclusa fra reciproci riconoscimenti di cortesia formale, sia pure sfumati dalle rispettive burocrazie, a limare quegli attriti che hanno accompagnato, fino ad oggi, i rapporti non sempre idilliaci.
“Credo sia sempre meglio incontrarsi faccia a faccia“, ha esordito Biden per rompere il ghiaccio di un incontro su cui erano appuntati gli occhi di tutto il mondo. “Spero che il nostro incontro sia produttivo”, ha replicato il leader russo.
Poi la stretta di mano sulla soglia di Villa La Grange, a Ginevra, dopo un significativo momento di esitazione, rotto dal braccio teso del presidente americano a cui la controparte russa ha risposto. I due leader si sono quindi diretti all’interno della residenza per dare inizio al vertice durato poco più di un’ora e mezza.
Un incontro per certi aspetti più formale che sostanziale.
Lo racconta bene un episodio apparentemente insignificante che, tuttavia, da la misura di quale peso abbia la strategia in questo genere di cose.
Prima dell’inizio del vertice l’inviata della Nbc ha chiesto a Biden se avesse fiducia in Vladimir Putin.
Lo sventurato ha impacciatamente annuito mettendo in crisi quel modello di cautela e strategia che, apparentemente invisibile, domina questo genere di incontri dove ogni gesto, anche il più piccolo, rischia di avere impatti enormi.
Tant’è che la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki si è subito affrettata ad intervenire per precisare che il gesto del presidente era un saluto generico ai giornalisti e non la risposta ad alcuna domanda specifica. In particolare a quella domanda specifica.
“Nel corso di un caotico liberi tutti in cui giornalisti urlavano domande parlandosi sopra, il presidente ha dato un generale cenno d’assenso rivolgendosi ai media. Non stava rispondendo ad alcuna domanda o a nulla altro che al caos”, ha affermato Psaki. Non è, quel che si dice, l’immagine di uno troppo sveglio, povero Biden.
Dopo una pausa di quasi tre quarti d’ora, l’incontro fra Joe Biden e Vladimir Putin è stato esteso anche alle rispettive delegazioni.
Il presidente Usa è stato affiancato, tra gli altri, dal consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan e da Victoria Nuland, sottosegretario di Stato per gli Affari politici e, in passato, anche ambasciatore Usa presso la Nato. Fu, però, nella veste di vice del Dipartimento di Stato che la Nuland, si fece notare pronunciando la famosa frase “fuck Europe”, “affanculo l’Europa” o, meglio ancora, “l’Europa si fotta“, esplicitando così, in maniera schietta, il suo pensiero sugli alleati europei dopo che gli Usa avevano fatto piovere 5 miliardi di dollari per destabilizzare l’Ucraina.
“Biden? Equilibrato, con grandi qualità e valori morali”, ha concesso Putin all’avversario di una partita di scacchi giocata con molta prudenza.
Il leader russo si è anche detto soddisfatto dalle spiegazioni che Biden si è visto costretto a dargli dopo averlo apostrofato con l’appellativo, non proprio gentile, di “killer“. E gli ha perfino riconosciuto di essere una persona costruttiva, ragionevole e con esperienza.
Stavolta i due avrebbero trovato “un linguaggio comune“, sostiene il presidente russo che, con notevole savoir faire ha detto di “non ricordare lo scambio” con Biden nel loro celebre incontro del 2011, quando l‘allora vice-presidente americano gli aveva detto, “la guardo negli occhi e non vedo un’anima” e l’allora premier russo aveva replicato “allora ci capiamo“.
Un secolo fa, insomma, a giudicare dalle carinerie strategiche che i due si sono scambiati oggi.
La ciccia dell’incontro è che saranno “avviate consultazioni” con Washington per un nuovo trattato per la limitazione delle armi nucleari.
La decisione di Joe Biden di prorogare il trattato Start è stata “tempestiva e responsabile, concede Putin.
Con il presidente Putin condividiamo delle responsabilità” e le nostre relazioni “devono essere stabili e prevedibili“, ha detto, dal canto suo, Biden, aggiungendo che Washington e Mosca “devono essere in grado di cooperare“.
L’incontro con il leader russo è stato “buono e positivo”, ha ammesso Biden, sottolineando che ci sono stati momenti di “disaccordo”, ma “non attriti“.
L’incontro, ha aggiunto, non si è svolto in “un’atmosfera iperbolica“, sottolineando l’importanza dei “faccia a faccia” tra leader.
Si è parlato, naturalmente, della famosa questione dei cyberattacchi che Biden e la sua compagine cercano di accollare a Putin. E dell’altra vicenda, molto spinosa, che riguarda l’oppositore russo Navalny.
“Ho spiegato al presidente Putin che la mia agenda non è contro la Russia, né contro nessuno, è per il popolo americano”, ha detto il presidente Usa nella conferenza stampa sucessiva al vertice.
Quanto a Navalny, Biden ha sollevato le “preoccupazioni” degli Stati Uniti per la sorte dell’oppositore russo e “continueremo a farlo”.
“Nessun presidente potrebbe mantenere la fiducia degli americani se non difendesse i valori democratici, questo è parte del dna del nostro Paese e la questione dei diritti umani sarà sempre sul tavolo”, ha aggiunto Biden, riferendo di avere detto a Putin che l’eventuale morte di Navalny sarebbe “devastante“.
Detto questo, non c’è il rischio di tornare al passato nei rapporti fra i due paesi. “Credo che un’altra Guerra fredda non sarebbe nell’interesse di nessuno“, ha detto Biden.
La questione della cyber sicurezza, come anticipato, è stato uno dei temi al centro dell‘incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin.
“Gli ho fatto presente che abbiamo delle significative capacità informatiche e lui lo sa“, ha detto il presidente Usa, riferendo del suo incontro con il leader russo.
“Gli ho fatto presente che, se violano le norme basilari, noi risponderemo“, ha aggiunto Biden in conferenza stampa.
Il presidente Usa ha inoltre riferito di avere consegnato al presidente russo una lista di 16 infrastrutture strategiche Usa che dovrebbero essere “off limit” da attacchi informatici.
Un gesto perlomeno curioso ma che fa parte, come detto in precedenza, di questo scambio di cortesia strategiche.
Come dire: attaccateci dove vi pare ma non qui.
“I Paesi responsabili devono agire contro i criminali”, ha detto Biden, confermando che con Putin è stato raggiunto un “accordo” per la creazione di una task force di esperti di “entrambi i Paesi” per “seguire casi specifici che hanno origine in entrambi i Paesi”.
Biden si è quindi detto fiducioso del fatto che Putin seguirà gli avvertimenti che gli sono stati rivolti oggi a Ginevra. “Credo che l’ultima cosa che voglia sia una guerra fredda“, ha detto il presidente Usa.
Alla fine di questo primo vertice, Biden e Putin hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta sulla stabilità strategica in cui concordano “l’avvio, nel breve futuro, di un dialogo bilaterale integrato di stabilità strategica che sia forte e deciso”.
“Attraverso questo dialogo cerchiamo di porre le basi per future misure di controllo degli armamenti e riduzione dei rischi“, si legge nel testo della dichiarazione.
I due presidenti hanno sottolineato che “anche nei momenti di tensione, Stati Uniti e Russia hanno dimostrato di essere in grado di fare progressi sugli obiettivi comuni di assicurare possibilità di fare previsioni nella sfera strategica, riducendo il rischio di conflitti armati e la minaccia di una guerra nucleare“.
La recente estensione del Nuovo Start “è un esempio del nostro impegno al controllo degli armamenti e oggi riaffermiamo il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta“.
Aldilà dei principi espressi oggi e dei passi apparentemewnte concordi l’uno verso l’altro, bisognerà attendere per vedere cosa davvero riserva il prossimo futuro.