Roma, bar e ristoranti contro la Raggi: è guerra per i tavolini all’aperto. «Pronti alla class action»
A Roma gli esercenti di bar e ristoranti sono sul piede di guerra, motivo del contendere i dinieghi che stanno arrivando per mettere i tavolini fuori dai locali, in modo da recuperare le pesanti perdite subite a causa delle chiusure e delle restrizioni per il Covid. Da Prati al Pigneto è pioggia di rifiuti da parte degli uffici del Dipartimento Mobilità e Viabilità del Comune di Roma. E dunque i commercianti sono pronti a fare ricorso. «Stiamo valutando di presentare ricorsi al Tar, anche al Consiglio di Stato e se necessario di promuovere una class action per vincere la battaglia per i tavolini all’esterno», annuncia all’Adnkronos Claudio Pica, presidente di Fiepet Roma e Lazio.
Ristoranti e bar sul piede di guerra
«Stanno arrivando diversi dinieghi da parte dell’Ufficio alla Mobilità che respingono centinaia di richieste in varie zone sia centrali che periferiche per il fatto che molte vie sono considerate di Grande Viabilità nell’elenco del Codice della Strada, dunque, i funzionari pongono un problema di mobilità e sicurezza stradale rifacendosi alla norma nazionale – spiega Pica – e questo nonostante la delibera dell’assemblea capitolina a maggio abbia autorizzato il collocamento dei tavoli anche con pedane e ombrelloni in zone tariffate (strisce blu), andando in deroga a diversi vincoli». «Saranno 600-700 persone che hanno ricevuto il diniego a mettere i tavoli all’esterno, ci sono tanti casi che ci arrivano dagli associati», aggiunge Pica.
La denuncia dei ristoratori
Secondo Fiepet vie di scorrimento veloce possono essere considerate la Cristoforo Colombo o la via Flaminia (verso fuori Roma), solo per fare qualche esempio. Ma «purtroppo vi sono parecchie strade come viale Mazzini, via Fabio Massimo ma anche via La Spezia o piazza Malatesta al Pigneto, a via Acqua Bullicante dove ci sono semafori, passaggi pedonali, i parcheggi, e non sono pericolose» lamenta Pica.
Ristoranti e bar, la “beffa”
Gli esercenti che hanno investito migliaia di euro per allestire pedane, ombrelloni e inferriate, fino a 10mila euro a locale, si sentono “beffati” sottolinea il rappresentante Fiepet. I ristoratori e i baristi hanno speso dai 3.000 ai 10mila euro tra ombrelloni. Solo le inferriate costano dai 200-400 euro a metro lineare. Quindi per un recinto di 15 metri si spendono oltre 4.000 euro. Inoltre, sottolinea Pica, per quanto riguarda la tassa per l’occupazione del suolo pubblico che ora si chiama “canone unico di occupazione” è sospesa per tutto l’anno. Ma Fiepet invita l’amministrazione capitolina a «dare certezza con una ordinanza che abolisca del tutto la norma per il pagamento della tassa, al momento c’è un differimento al 31 luglio. L’ordinanza che recepisce la norma nazionale ancora non c’è. Non vorremmo che alla fine ci chiedessero di pagare dei mesi».