Saman, Meloni contro la fatwa dell’Ucoii: «Qui vige la legge italiana, non la legge coranica» (video)
Mentre proseguono nelle campagne di Novellara nella Bassa Reggiana le ricerche di Saman Abbas, la diciottenne pachistana che si ipotizza sia stata uccisa dai familiari per essersi opposta a un matrimonio combinato, sul fronte del dibattito sociale e politico c’è chi chiede, in quella che appare come una generale indifferenza, una riflessione più accorta sul significato profondo della fatwa emessa dall’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane, contro i matrimoni combinati. Ad avvertire che dietro quello che può apparire come un segnale positivo si nascondono molte insidie sono stati, tra i pochi, Souad Sbai, Nicola Porro e Giorgia Meloni, che è tornata sull’argomento durante la partecipazione alla trasmissione Dritto e Rovescio di Paolo Del Debbio, e con un post sulla sua pagina Facebook.
Meloni: «Fatwa inaccettabile. Dovrebbe dirlo anche la sinistra»
«Sulla vicenda di Saman – ha scritto la leader di FdI su Facebook – mi chiedo come sia possibile che l’Ucoii, sedicente Unione delle comunità islamiche in Italia, sia convinta di avere il potere di dettare legge nel nostro ordinamento. Secondo loro – ha proseguito Meloni – i musulmani che vivono in Italia sono sottoposti a una legge diversa da quella dello Stato italiano tanto che servono le loro “fatwa”? Questo non deve esistere». «Non accettiamo né fatwa né legge coranica. Le regole che valgono sono le stesse per tutti coloro che vivono in Italia. Senza eccezioni. E lo dovrebbero dire tutti, anche la sinistra, invece di accettare tutto ciò senza dire una sola parola di condanna», ha sottolineato Meloni, rilanciando un passaggio dell’intervento da Del Debbio.
Quelli che avvertono sui pericoli che si celano dietro il gesto dell’Ucoii
Per Souad Sbai la notizia della fatwa, la prima emessa in Italia, «è a dir poco scioccante». Per l’ex parlamentare del Pdl e oggi presidente del centro studi Averrè, infatti, si tratta di un «tentativo d’imporre in modo subdolo una prassi del tutto estranea e contraria all’ordinamento giuridico». «Ai promotori della fatwa – ha aggiunto – rispondiamo che il fenomeno dei matrimoni forzati deve essere affrontato con altri metodi, quali quelli dell’integrazione, della convivenza civile, del rispetto delle leggi. Un Paese democratico non può accettare che al suo interno esistano zone franche o comunità che si autodeterminano in base a regole contrarie alla Costituzione e a una visione laica dello Stato». Una lettura condivisa anche da Nicola Porro, che sul suo sito di informazione ospita un articolo dal titolo «Saman, perché la fatwa dell’Ucoii è un pericolo», nel quale si affronta diffusamente la questione.