Saman, una ragazza pakistana: «È stato un inferno, anch’io costretta a sposarmi. Poi ho divorziato…»
«Anche io, come volevano fare con Saman, sono stata costretta dai miei genitori a sposarmi in Pakistan, con un cugino che non avevo mai visto, che era molto più grande di me. Avevo venti anni. E lui trenta…». Tania, ragazza pakistana arrivata in Italia quando aveva quattro anni, in un’intervista in esclusiva all’Adnkronos, racconta la sua esperienza. Parla benissimo l’italiano e veste all’occidentale. La storia di Saman l’ha molto colpita. Perché le ricorda il suo passato. Anche se la giovane, dopo qualche anno, è riuscita a liberarsi e adesso è una donna libera. «Ma è stata dura, molto dura», dice all’Adnkronos.
Il drammatico racconto di una ragazza pakistana
«Quando ero piccola, i miei genitori, soprattutto mia mamma – ricorda – decise che mi sarei dovuta sposare con un cugino che viveva in un villaggio in Pakistan. Io non volevo andare nel mio paese. E per un periodo riuscii a non partire. Poi, però, con un inganno i miei genitori mi convinsero ad andare in Pakistan perché dovevo mettermi l’apparecchio ai denti e in Italia era troppo caro, così mi dissero che in Pakistan avremmo pagato molto meno. Io, ignara delle reali intenzioni, partii per il mio villaggio. Ma qui trovai la brutta sorpresa». E poi ancora. «Venne a trovarmi mia zia e cominciò a farmi tanti complimenti e così organizzarono il mio matrimonio – racconta all’Adnkronos – Mio padre non poteva tirarsi indietro perché per la mia famiglia era un questione d’onore. Quindi, senza dirmi nulla, un giorno venne a casa mia lo sposo con la madre e un imam. Così mi sono ritrovata sposata in pochi minuti».
La ragazza pakistana e il maltrattamenti subiti
«Il giorno dopo il mio papà ha detto “preparati i documenti”, e rimasi in Pakistan per tre anni, un incubo – racconta ancora all’Adnkronos – Poi, mio padre ebbe un brutto incidente e io sono dovuta tornare in Italia per aiutarlo perché i miei genitori non parlano una parola di italiano. Così tornai in Italia… Ma mio marito iniziò a minacciarmi. E dovetti tornare in Pakistan per sistemare i suoi documenti e chiedere il visto in ambasciata per farlo venire. L’ho portato in Italia ai primi mesi del 2019. Subito dopo ha iniziato a chiedermi di avere il permesso di soggiorno. Subito».
«Mi chiedeva continuamente i soldi»
«Io e mio padre gli dicevamo che prima doveva trovarsi un posto di lavoro, perché non potevamo dormire a casa dei miei genitori – racconta visibilmente scossa – Secondo la nostra cultura il marito non può stare sotto lo stesso tetto dei genitori o dei suoceri. Quindi, il mio papà gli ha chiesto di trovarsi una casa in affitto. Ma lui non voleva perché i soldi che guadagnava in un ristorante li mandava ai suoi genitori in Pakistan. Alla fine la casa gliela pagava mio padre. Siamo stati insieme per un anno e mio marito in quel periodo mi ha maltrattata, mi picchiava, mi chiedeva continuamente i soldi da mandare in paese, ai suoi. Nel frattempo, poco prima che arrivasse la pandemia io ho perso il lavoro da cameriera. Secondo i miei genitori non dovevo lavorare ma lui voleva i soldi e lo stipendio lo mandava giù a sua mamma. E voleva che io li chiedessi ai miei genitori. È stato un periodo terribile».
«È stato un vero inferno»
«Poi le cose si sono aggravate, continuava a trattarmi malissimo, è stato un vero inferno – dice ancora all’Adnkronos – ho raccontato tutto al mio papà, che mi diceva: “Prova ad andare avanti”. Ma era dura per me. Lui pensava di vivere ancora nel villaggio, non aveva mai visto un cellulare, non aveva mai visto la tv, pensava che il suo comportamento fosse giusto, che picchiarmi fosse giusto». Nel frattempo il papà della giovane ha comprato alla coppia un piccolo appartamento.
Il divorzio e il ritorno dai genitori
Dopo un anno la ragazza, stanca delle continue angherie, ha deciso di fare il grande passo e di chiedere il divorzio. «In Pakistan se una donna chiede il divorzio viene ripudiata – dice – nel mio villaggio dicono che io sia una una poco di buono. È stato mio papà a insistere e portarmi dal divorzista, per fortuna». «La madre di mio marito, ovviamente non voleva, lui non voleva e così l’ho portato da un avvocato. E un mese fa ho avuto il divorzio. Pensavo che fosse finita, invece poco tempo fa l’ho trovato sotto casa mia». Nel frattempo la giovane è tornata dai suoi genitori.