Terrorismo, scoperta la banda di falsari che faceva rientrare i foreign fighters in Europa
L’anti terrorismo scopre l’esistenza di una rete logistica che riforniva migliaia di documenti falsi al terrorismo, anche per l’attentatore di Vienna e per numerosi foreign fighters.
Un cittadino russo di etnia cecena e sei cittadini ucraini sono stati arrestati dalla polizia a Milano e in diverse città della Lombardia perché ritenuti membri di un’organizzazione transnazionale attiva nella produzione e nel traffico di documenti falsi nell’area Schengen e nei Balcani utilizzati dal terrorismo nella logistica degli attentati.
Le indagini, coordinate dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano, Alberto Nobili, e dai pm Paola Pirotta ed Enrico Pavone, nascono a seguito di un’operazione antiterrorismo condotta nel dicembre 2019 dalle autorità austriache su una possibile pianificazione di attentati in Europa.
Tra le utenze estrapolate dal telefono di un uomo arrestato per terrorismo in Austria era emerso un numero di telefono italiano, intestata a un 35enne ceceno, richiedente asilo in Italia e residente in provincia di Varese, collegata a un sito internet e ad account Instagram dove si pubblicizzava la produzione e la vendita di documenti contraffatti.
Dopo l’attentato terroristico del 2 novembre scorso a Vienna, è stato individuato un contatto con il 30enne kosovaro che aveva fatto da intermediario per la produzione di un documento falso destinato all’attentatore, il 21enne austriaco di origine macedone Kujtim Fejzulai.
Il 35enne ceceno, dopo una perquisizione domiciliare, è stato arrestato per possesso e fabbricazione di documenti falsi in concorso.
L’analisi del materiale sequestrato ha messo in luce l’esistenza di una organizzazione criminale che tra la fine del 2018 e l’inizio di quest’anno, ha venduto in tutta Europa oltre mille documenti falsi, alcuni dei quali intestati a stranieri già segnalati per il loro collegamento con il fenomeno dei foreign fighters.
Tra le numerose commesse ricevute, estrapolate al momento dalle oltre 100mila chat individuate nei device sequestrati, vi era anche quella relativa al documento destinato all’attentatore di Vienna, motivo per il quale il ceceno è stato indagato per associazione con finalità di terrorismo.
Per ottenere i documenti falsi l’interessato contattava telefonicamente o via web i membri dell’organizzazione e indicava il tipo di documento.
Una volta avuta la conferma del pagamento tramite agenzie di trasferimento di denaro, i documenti prodotti in Ucraina venivano portati in Italia e consegnati agli intermediari. Infine i documenti falsi venivano spediti al destinatario finale, fra cui alcuni foreign fighters.
La Guardia di Finanza sta acquisendo documenti su alcune anomalie nei trasferimenti di denaro richieste ai principali istituti di pagamento comunitari e sta conducendo accertamenti bancari, che hanno consentito di ricostruire l’operatività finanziaria del gruppo, individuando flussi di denaro, in entrata e in uscita dal territorio nazionale, per circa 250mila euro.
In particolare sono state analizzate circa 5mila transazioni, oggetto di segnalazioni di operazioni sospette, poste in essere in 60 differenti Stati, compresa l’Italia, da circa 2mila persone.